
La coalizione di governo della Republika Srpska ha presentato una serie di conclusioni che respingono in blocco le recenti decisioni della Commissione elettorale centrale (CEC) della Bosnia ed Erzegovina, che ha dichiarato la cessazione del mandato del Presidente della RS, Milorad Dodik. Le conclusioni, proposte dai gruppi parlamentari SNSD, NPS-DNS, DEMOS-SPS, SP e USA, accusano le istituzioni centrali di aver commesso un “colpo di stato” e minacciano di spingere per l’autodeterminazione.
Le conclusioni proposte sono riprodotte integralmente:
1. L’Assemblea nazionale della Republika Srpska adotta l’Informativa sulla decisione della Commissione elettorale centrale della BiH sulla cessazione del mandato del Presidente della Republika Srpska, Milorad Dodik.
2. L’Assemblea Nazionale della Republika Srpska respinge qualsiasi forma di amministrazione coloniale in Bosnia ed Erzegovina, che è la causa principale della crisi costituzionale e politica, della violazione dello stato di diritto e dei principi di costituzionalità e legalità in Bosnia ed Erzegovina.
3. L’Assemblea Nazionale della Republika Srpska non accetta Christian Schmidt, le sue decisioni, nonché le conseguenze derivanti da tali decisioni. L’Assemblea Nazionale ricorda che Christian Schmidt si presenta arbitrariamente come Alto Rappresentante in Bosnia ed Erzegovina, la cui nomina non è stata effettuata in conformità con l’Allegato 10 dell’Accordo di Pace di Dayton, né è stata confermata dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.
4. L’Assemblea nazionale della Republika Srpska non accetta e respinge la sentenza incostituzionale della Corte della BiH pronunciata contro il Presidente della Republika Srpska, nonché la decisione della Commissione elettorale centrale della BiH sulla cessazione del mandato del Presidente della Republika Srpska, Milorad Dodik.
5. L’Assemblea nazionale della Republika Srpska rileva che la Corte della Bosnia-Erzegovina ha emesso un verdetto basato sulla decisione di uno straniero non eletto, Christian Schmidt, e non sulla base di una legge adottata dall’Assemblea parlamentare della Bosnia-Erzegovina, commettendo così un colpo di stato e distruggendo completamente l’ordine costituzionale della Bosnia-Erzegovina definito dall’accordo di pace di Dayton, di cui anche la Republika Srpska è firmataria.
6. L’Assemblea Nazionale della Republika Srpska ricorda che il Presidente della Republika Srpska, Milorad Dodik, è stato eletto dal popolo della Republika Srpska in elezioni democratiche e libere. L’Assemblea Nazionale chiede che il Presidente della Republika Srpska, Milorad Dodik, continui a svolgere le funzioni di Presidente della Republika Srpska a pieno titolo, nel rispetto della Costituzione della Republika Srpska e nell’adempimento dei propri obblighi costituzionali.
7. L’Assemblea Nazionale della Republika Srpska respinge la possibilità di indire elezioni anticipate per il Presidente della Republika Srpska. L’Assemblea Nazionale chiede che tutti i fattori politici della Republika Srpska, i partiti politici e i singoli individui non si registrino per eventuali elezioni anticipate per il Presidente della Repubblica. L’Assemblea Nazionale rileva che la registrazione e la partecipazione a tali elezioni costituirebbero una violazione delle posizioni dell’Assemblea Nazionale, una violazione dell’equilibrio costituzionale e l’annullamento della Republika Srpska come parte dell’Accordo di pace di Dayton.
8. L’Assemblea Nazionale chiede a tutte le autorità, istituzioni, funzionari e responsabili a livello della Repubblica e a livello degli enti di autogoverno locale di non intraprendere alcuna azione relativa all’eventuale svolgimento di elezioni anticipate per il Presidente della Repubblica. L’Assemblea Nazionale sottolinea che qualsiasi cooperazione con la Commissione Elettorale Centrale della Bosnia-Erzegovina su tale questione costituirebbe la commissione del reato di “Mancanza di rispetto o mancata attuazione delle decisioni delle istituzioni o degli organi della Republika Srpska” previsto dall’articolo 278a del Codice Penale della Republika Srpska.
9. L’Assemblea Nazionale della Republika Srpska respinge le decisioni e la prassi della Corte Costituzionale della Bosnia-Erzegovina che mirano a incorporare l’Alto Rappresentante nel sistema costituzionale della Bosnia-Erzegovina come detentore del potere. L’Assemblea Nazionale della Republika Srpska sottolinea che l’Alto Rappresentante rientra nella categoria Dayton, i cui diritti e obblighi sono disciplinati dall’Allegato 10. L’Assemblea Nazionale ricorda che l’Alto Rappresentante non è previsto dalla Costituzione della Bosnia-Erzegovina, pertanto non può essere titolare di alcun potere.
10. L’Assemblea Nazionale della Republika Srpska non accetta i continui tentativi di smantellare e abolire la Republika Srpska come quadro istituzionale ed entità giuridica statale del popolo serbo, in cui tutti i cittadini esercitano i propri diritti collettivi e individuali sulla base della Costituzione della Bosnia ed Erzegovina. L’Assemblea Nazionale ricorda che la Republika Srpska è parte contraente dell’Accordo di pace di Dayton e di tutti i suoi allegati. Dato il suo status di parte contraente, confermato anche durante l’armonizzazione dei Principi di Ginevra e di New York, la Republika Srpska ha il diritto e l’obbligo di proteggere l’Accordo di pace di Dayton.
11. L’Assemblea Nazionale della Republika Srpska rileva che la pressione giudiziaria sulle istituzioni è volta a confiscare i beni della Republika Srpska, privando così la Srpska del suo potere e privandola di significato come entità politica e giuridica. L’Assemblea Nazionale ricorda che la questione della proprietà è stata risolta in modo decisivo dalla Costituzione della Bosnia-Erzegovina e posta sotto la giurisdizione delle entità secondo il principio della clausola generale.
12. L’Assemblea nazionale della Republika Srpska incarica il Collegio dell’Assemblea nazionale di preparare il testo della Risoluzione sull’autodeterminazione del popolo serbo e della Republika Srpska.
13. Le presenti conclusioni entrano in vigore il giorno della loro adozione.
Questa situazione segna un’ulteriore escalation della crisi politica in Bosnia ed Erzegovina, mettendo in discussione la stabilità del paese e il futuro degli Accordi di Dayton. La risposta delle istituzioni centrali e della comunità internazionale sarà determinante per capire come evolverà lo scontro istituzionale.