
Il presidente Alberto Del Noce commenta il decreto-legge 117/2025: soddisfazione per la proroga delle competenze dei giudici di pace, ma perplessità su metodo legislativo, deroghe e poteri straordinari
Dopo l’analisi dello schema preliminare, l’Unione Nazionale delle Camere Civili ha esaminato nel dettaglio il decreto-legge 8 agosto 2025 n. 117, approvato dal Governo per centrare gli obiettivi del PNRR entro il 30 giugno 2026. Il presidente Alberto Del Noce accoglie con favore la proroga dell’aumento delle competenze dei giudici di pace, definendola “una scelta saggia che evita applicazioni affrettate e insostenibili”.
L’UNCC esprime anche serie preoccupazioni per il metodo legislativo adottato, l’ampio ricorso al decreto-legge e le possibili ricadute su principi costituzionali come il giudice naturale e l’autonomia del CSM. “La rapidità non può essere perseguita sacrificando qualità, garanzie e diritti” avverte Del Noce.
“Pur apprezzando l’intento di accelerare la definizione dei procedimenti e di sostenere gli uffici giudiziari in maggiore difficoltà, -commenta il Presidente- occorre evidenziare alcune criticità che richiedono un’attenta e approfondita riflessione“.
Profili di incostituzionalità legati alle deroghe sui requisiti di professionalità e anzianità dei magistrati, ai poteri straordinari dei capi degli uffici e alle udienze da remoto con limitata possibilità di opposizione.
“L’uso dello strumento del decreto-legge per interventi incisivi sull’organizzazione giudiziaria e sul processo civile rischia di comprimere il necessario confronto con gli operatori del diritto, compresa l’Avvocatura. Le misure emergenziali devono restare tali, evitando che si consolidino prassi permanenti senza un dibattito parlamentare approfondito. Alcune misure (es. proroghe per sedi giudiziarie, estensione funzioni magistrati ausiliari, modifiche al codice di procedura civile) hanno effetti di medio-lungo periodo o strutturali, difficilmente qualificabili come “urgenti” nel senso dell’art. 77 Cost.
Ma si sono altri profili critici sotto il profilo costituzionale. Come, ad es. l’applicazione di magistrati del massimario alle sezioni civili in deroga ai requisiti di professionalità e anzianità e con possibile compressione delle prerogative di valutazione del CSM; poteri straordinari ai capi degli uffici con deroga ai criteri di assegnazione e riassegnazione fascicoli, in deroga alle procedure tabellari (ciò potrebbe incidere sul principio del giudice naturale precostituito per legge e sull’autonomia organizzativa assicurata dal CSM; la possibilità di derogare ai criteri di assegnazione e riassegnazione delle cause potrebbe comportare una designazione del giudice successiva all’insorgenza della controversia, in potenziale contrasto con il principio del giudice naturale; gli incentivi economici e punteggi aggiuntivi per i magistrati che accettano trasferimenti o applicazioni a distanza potrebbero essere contestati come disparitari rispetto ai colleghi che svolgono analoghe funzioni in sede ordinaria, senza che la differenza di trattamento sia pienamente giustificata; le udienze da remoto obbligatorie o con limitata possibilità di opposizione possono essere viste come limitative del diritto delle parti ad una discussione orale e in presenza, specie nei casi in cui la valutazione sulla “fondatezza” della richiesta di udienza fisica è rimessa al giudice applicato a distanza”.
Applicazioni e trasferimenti di magistrati a distanza, percepiti come misure orientate agli obiettivi statistici più che alla giustizia sostanziale, con il rischio di stabilizzare soluzioni emergenziali nate in contesti eccezionali come la pandemia.
“L’ampliamento delle possibilità di applicazione, anche a distanza, e la deroga ai criteri di professionalità e anzianità, pur finalizzati allo smaltimento dell’arretrato, suscitano forte preoccupazione. L’Avvocatura osserva con allarme un’organizzazione giudiziaria sempre più orientata al raggiungimento di obiettivi meramente statistici e sempre meno alla realizzazione della giustizia sostanziale. Pur consapevole che, con lo strumento del decreto-legge e la presumibile pacifica conversione, tali misure diverranno definitive, l’UNCC ribadisce la propria ferma contrarietà a qualsiasi stabilizzazione di interventi eccezionali, come già avvenuto con la trattazione a distanza, introdotta in via emergenziale durante il Covid e poi resa strutturale. In questo scenario, gli avvocati – consapevoli dell’elevata incertezza che può derivare da decisioni assunte da chi non ha mai interloquito con le parti né conosciuto direttamente i fatti – dovranno intensificare l’impegno nella promozione di strumenti di risoluzione alternativa delle controversie. Sempre più ci rendiamo conto che il processo deve essere l’extrema ratio: ogni volta che è possibile, è preferibile negoziare, nel rispetto del diritto, con l’assistenza di avvocati”.
Deroghe ai criteri tabellari di assegnazione fascicoli, che – senza adeguati controlli – potrebbero minare imparzialità ed equilibrio del sistema.
“Le deroghe ai carichi esigibili e ai criteri tabellari di assegnazione dei fascicoli, se non accompagnate da trasparenza e garanzie di controllo, possono incidere sull’equilibrio del sistema e sull’imparzialità percepita. L’Avvocatura chiede di essere coinvolta nella fase di predisposizione dei piani straordinari”.
Rinvii di riforme attese, come il Tribunale per le persone, i minorenni e le famiglie.
“Lo slittamento dell’entrata in vigore del Tribunale per le persone, per i minorenni e per le famiglie e di altre riforme ordinarie, pur motivato dall’urgenza PNRR, rischia di rinviare ancora una volta interventi strutturali attesi da anni”.
Impatto sulle tutele dei diritti, in particolare per le modifiche agli accertamenti tecnici preventivi in materia previdenziale e alle procedure di pagamento ex legge Pinto.
“Le modifiche agli accertamenti tecnici preventivi in materia previdenziale meritano un monitoraggio attento per verificarne l’impatto sul diritto di difesa. Parimenti, le nuove regole sui pagamenti degli indennizzi ex legge Pinto, pur tese a ridurre tempi e contenzioso, devono essere accompagnate da forme di informazione capillare per evitare che i cittadini incorrano in decadenze non consapevoli”.
L’UNCC ribadisce infine la disponibilità a collaborare con le istituzioni per soluzioni “strutturali e durature” che uniscano efficienza e rispetto dei diritti fondamentali, difesa e indipendenza della magistratura.