
Una nuova ombra si allunga sul già complesso panorama geopolitico libico. Secondo un’indagine del quotidiano greco To Vima, una nave cargo battente bandiera panamense e carica di veicoli militari blindati è stata intercettata e successivamente dirottata verso il porto di Misurata, nel nord-ovest della Libia. La nave, denominata AYA1, sarebbe salpata dal porto di Jebel Ali, a Dubai, dopo uno scalo in India, con destinazione iniziale la Libia orientale, controllata dalle forze del generale Khalifa Haftar.
Durante il tragitto, l’imbarcazione è stata fermata nel Mediterraneo da una fregata olandese appartenente all’Operazione IRINI dell’Unione Europea, la missione che monitora il rispetto dell’embargo ONU sulle armi imposto alla Libia. Successivamente, il controllo è passato alla fregata ITS Morosini della Marina Militare Italiana, che ha scortato la nave fino al porto greco di Astakos.
Nonostante un manifesto di carico apparentemente innocuo – con cosmetici, sigarette e prodotti elettronici – l’ispezione avrebbe rivelato oltre 350 veicoli militari blindati e altro materiale bellico.
Secondo le fonti citate da To Vima, l’azione delle autorità greche, in coordinamento con il Ministero della Difesa, il Ministero degli Esteri e un intervento diretto del Primo Ministro Kyriakos Mitsotakis, avrebbe portato a una decisione diplomatica: permettere alla nave di salpare, ma modificandone la rotta verso Misurata, invece che verso est.
La nave sarebbe arrivata tra il 30 e il 31 luglio. Resta il mistero sul destinatario finale del carico, mentre l’intera vicenda solleva interrogativi sulla permeabilità dell’embargo ONU e sul ruolo ambiguo di alcuni attori internazionali nel conflitto libico.
L’Operazione IRINI, lanciata nel 2020, ha già individuato e bloccato diverse spedizioni simili dirette a porti libici, ma episodi come questo sottolineano la difficoltà di applicare un controllo effettivo nel quadro di una Libia ancora frammentata politicamente e militarmente.
Al momento nessuna autorità libica ha rilasciato dichiarazioni ufficiali, e le organizzazioni internazionali non hanno confermato a chi fosse destinato il carico.
L’episodio contribuisce ad alimentare nuove tensioni nella regione, con il rischio di destabilizzare ulteriormente gli equilibri già fragili tra le diverse fazioni e potenze coinvolte nel dossier libico.
