
Gli Stati Uniti si preparano a portare un reattore nucleare sulla Luna, con l’obiettivo di diventare la prima nazione a sfruttare l’energia di fissione sul nostro satellite naturale. A confermare questa ambizione è stato Sean Duffy, capo ad interim della NASA, che ha sottolineato l’importanza strategica e scientifica del progetto.
“Non è un concetto nuovo”, ha dichiarato Duffy durante una conferenza stampa. “Se ne parlava già durante l’amministrazione Trump e continua a essere una priorità sotto la presidenza Biden. Ma adesso siamo in gara. Siamo in competizione con la Cina per la Luna. E per poter installare una base permanente, serve energia. L’energia solare da sola non basta.”
Secondo il capo della NASA, l’obiettivo iniziale è quello di generare una potenza di 100 kilowatt, l’equivalente dell’energia consumata da una casa di circa 200 metri quadrati ogni tre giorni e mezzo. Una quantità limitata, ma sufficiente per sostenere le funzioni vitali di una futura base lunare.
I punti lunari più ambiti, ha spiegato Duffy, sono quelli dove è possibile trovare ghiaccio e luce solare in abbondanza, essenziali per la sopravvivenza e per missioni più ambiziose, come i futuri viaggi su Marte.
“Abbiamo investito centinaia di milioni di dollari nella ricerca, ora stiamo passando dalla teoria alla pratica”, ha affermato. “Non lanceremo il reattore in diretta televisiva, ma possiamo assicurare che ogni passo sarà preso con la massima attenzione alla sicurezza.”
Secondo quanto riportato in precedenza dal quotidiano Politico, documenti interni suggeriscono che gli USA vogliono accelerare questo progetto per non perdere terreno nei confronti di Russia e Cina. Infatti, il primo paese che costruirà una centrale nucleare sulla Luna potrebbe dichiarare una “zona a restrizione”, limitando l’accesso ad altri attori spaziali.
La NASA è quindi pronta a cercare un appaltatore per costruire il reattore nucleare lunare, con l’intento di lanciarlo nello spazio entro il 2030.