
Secondo quanto riportato dal Khmer Times, l’intelligence della Cambogia ritiene che la Thailandia stia progettando un attentato contro il presidente del Senato cambogiano Hun Sen e il primo ministro Hun Manet. Il presunto piano prevederebbe l’uso di aerei da attacco leggero AT-6TH equipaggiati con bombe a guida GPS di fabbricazione sudcoreana, che sarebbero stati recentemente forniti a Bangkok.
Fonti dei servizi segreti affermano che otto aerei e 200 munizioni sono stati consegnati alla Thailandia il 29 luglio, mentre altri quattro velivoli sarebbero rientrati dalla Corea del Sud dopo interventi di manutenzione e riarmo. Questi armamenti sarebbero stati destinati a un attacco di precisione contro i due principali leader politici della Cambogia.
Il Ministero degli Esteri thailandese ha smentito categoricamente le accuse, definendole “infondate” e “distruttive per lo spirito positivo delle trattative diplomatiche in corso tra i due paesi”.
L’accusa arriva in un clima di forti tensioni bilaterali, aggravate dagli scontri armati scoppiati il 24 luglio lungo il confine tra Cambogia e Thailandia, nella provincia cambogiana di Oddar Meanchey, area oggetto di una disputa territoriale. Secondo fonti thailandesi, i raid aerei sono stati condotti in risposta all’uso di artiglieria pesante da parte delle forze cambogiane. Phnom Penh ha invece affermato di aver risposto a un’incursione armata thailandese in territorio cambogiano.
Il 28 luglio, grazie alla mediazione del premier malese Anwar Ibrahim, Thailandia e Cambogia hanno raggiunto un cessate il fuoco dopo i colloqui tenuti a Kuala Lumpur tra il premier thailandese ad interim Phumtham Wechayachai e Hun Manet. La tregua è entrata in vigore a partire dalla mezzanotte dello stesso giorno, ma le recenti accuse rischiano ora di compromettere la fragile distensione.