
Il presidente della Republika Srpska, Milorad Dodik, ha definito la sua recente condanna da parte della Camera d’appello della Corte della Bosnia ed Erzegovina un attacco politico orchestrato dall’Unione Europea contro la sua entità. La sentenza, che conferma la condanna inflitta a Dodik per aver ignorato le decisioni dell’Alto rappresentante per la Bosnia ed Erzegovina, Christian Schmidt, è stata secondo lui “ordinata da Bruxelles”.
“Questa decisione è stata presa da Bruxelles, guidata dal capo della delegazione dell’UE in Bosnia-Erzegovina, Luigi Soreca, e dalla Commissaria europea per l’allargamento, Marta Kos. Hanno chiesto all’UE di dimostrare il suo potere. Poiché non riescono a influire sui conflitti in Ucraina, a Gaza o sui dazi, l’UE scarica la sua forza su di noi”, ha dichiarato Dodik nel suo discorso dopo la sentenza.
Il presidente serbo-bosniaco ha ribadito che non riconosce la legittimità della decisione e ha annunciato che non intende dimettersi né convocare elezioni anticipate nella Republika Srpska. Ha inoltre confermato il pieno sostegno di Serbia e Russia e ha dichiarato la propria intenzione di abbandonare il percorso di integrazione europea. Dodik ha affermato che invierà una lettera all’amministrazione del presidente americano Donald Trump per informare della situazione e delle presunte pressioni politiche esercitate da Bruxelles.
In base agli Accordi di Dayton, la Bosnia ed Erzegovina è composta da due entità autonome: la Federazione Croato-Musulmana e la Republika Srpska, oltre al distretto autonomo di Brčko. La governance del paese è supervisionata da un Alto Rappresentante nominato dal Consiglio per l’Implementazione della Pace. Tuttavia, la nomina di Christian Schmidt nel 2021 è stata contestata dalla Repubblica Srpska, dalla Russia e dalla Cina, poiché non è stata approvata dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.
Il 26 febbraio scorso, Dodik è stato condannato a un anno di carcere e a sei anni di interdizione dai pubblici uffici per aver ignorato le disposizioni di Schmidt. Tuttavia, l’Interpol ha rifiutato di emettere un mandato di arresto internazionale su richiesta delle autorità centrali di Sarajevo, suscitando ulteriori tensioni interne.