
(AGENPARL) – Wed 16 July 2025 Confcommercio: la sfida è trasferire alle giovani generazioni esperienze
imprese storiche
La meritevole iniziativa della Camera di Commercio Basilicata di
valorizzare le imprese storiche promuovendo le iscrizioni al *Registro
nazionale delle imprese storiche* (risultano dieci le aziende lucane
iscritte) deve “viaggiare” di pari passo con l’impegno a favorire il
ricambio generazionale nelle pmi. Da una parte valorizzare quelle imprese
con attività secolare e che esprimono un patrimonio di esperienze e valori
imprenditoriali consolidate in decenni di attività, dall’altra trasferire
queste esperienze alle generazioni successive. E’ la sfida che riguarda
tutti i comparti produttivi della nostra regione tra i quali commercio,
servizi, turismo, ristorazione. Così Confcommercio Potenza. Il dato è
particolarmente significativo: appena il 30% delle aziende a conduzione
familiare italiane, tipicamente Pmi, sopravvive al primo passaggio
generazionale (ancora di meno nel secondo e terzo passaggio), con
conseguenze dirette anche sul Pil e impatti sociali nei territori di
appartenenza delle imprese. Una percentuale che fa riflettere, alla luce
del fatto che il “
Business Family” rappresenta nel nostro Paese il 90% del tessuto produttivo
e occupa circa tre quarti della forza lavorativa complessiva.
“Semplicemente immaginare che aziende chiudano per mancanza di eredi pronti
a rilevare l’attività di famiglia – sottolinea Angelo Lovallo, presidente
Confcommercio Potenza – equivale a un’ipotesi di “suicidio collettivo” di
una generazione etichettata come vittima di un meccanismo infernale che
l’ha esclusa dai processi produttivi. Una situazione che soprattutto nelle
aree più interne e nei piccoli comuni è già diventata una realtà, con tutto
quello che ne consegue in termini migratori e di spopolamento. Ma è
soprattutto necessario indagare sulle cause senza fermarsi genericamente
alla fuga dei giovani per soddisfare le proprie aspirazioni lontano da
casa”.
Siamo di fronte ad un *cambiamento sociale* di portata inimmaginabile: i
giovani “figli di papà” – utilizzando un’accezione negativa ma che sembra
fuoriuscire dalla bocca dei loro genitori scoraggiati – sarebbero mal
disposti a “sgobbare” nel capannone/laboratorio/fabbrica di famiglia come i
loro genitori. Inoltre, preferiscono sempre più vivere all’estero.
A ciò si aggiunge il declino demografico, spiega un rapporto appena
presentato dall’Istat. “Nel complesso delle attività economiche le
dinamiche generali della popolazione e il posticipo dell’età pensionabile
hanno determinato, *tra il 2011 e il 2022*, un *progressivo
invecchiamento* degli
addetti. Le nostre analisi mostrano anche che *circa il 30%* delle imprese
risulta molto esposto all’invecchiamento della forza lavoro.
L’invecchiamento e il rischio del *mancato ricambio generazionale* sono
concentrati *nelle piccole imprese*, in larga parte di autoimpiego del
titolare, scendendo *all’1%* tra le imprese medie e grandi”, come
sottolinea il presidente dell’Istat, *Francesco Maria Chelli*.
Un aspetto di rilievo riguarda il ruolo dei giovani qualificati e la
capacità delle imprese di innovare e competere, a prescindere dal settore
di attività economica. L’analisi ha evidenziato che le imprese meno
interessate dal fenomeno dell’invecchiamento presentano una maggior
predisposizione all’innovazione e una penetrazione della *digitalizzazione* più
elevata. E anche l’occupazione e la creazione di nuovi posti di lavoro ha
una curvatura anagrafica. L’*80%* della crescita (*285mila unità in più*) è
dovuta all’*aumento degli occupati con 50 anni e oltre*. Il dato è legato
alla stretta sull’accesso alla pensione che ha trattenuto più a lungo al
lavoro ma soprattutto alle tendenze demografiche con i baby boomers e i
nati nei primi anni 70, * molto più numerose* di quelle successive, che
hanno superato questa soglia di età.
“Il ricambio generazionale è un impegno molto sentito dalla Fnaarc. Oggi
l’età media dell’agente di commercio – sottolinea Lovallo – è di 52 anni.
In Italia operano circa 209.000 agenti di commercio, il 74% plurimandatari
e il 26% monomandatari. Le donne rappresentano il 15% degli agenti di
commercio in attività.
“*Il nostro impegno per il futuro è chiaro* *supportare il cambio
generazionale sostenendo i giovani agenti affinché possano crescere con
impegno e soddisfazione in questa professione. E dobbiamo sensibilizzare le
aziende mandanti sull’importanza di un corretto inquadramento contrattuale
della categoria*”.