(AGENPARL) - Roma, 11 Luglio 2025(AGENPARL) – Fri 11 July 2025 COMUNICATO STAMPA
BASTA! Non si può barattare l’economia con la salute
I medici per l’ambiente di ISDE Italia gravemente preoccupati per la salute delle persone si uniscono indignati alla protesta di altre associazioni di cittadini il rinvio del previsto blocco dei veicoli diesel euro 5, aderendo alla dichiarazione di T&E, Clean Cities Campaign, Cittadini per l’Aria e Comitato Torino Respira, già sottoscritta anche dal Kyoto Club.
La nostra costituzione (ar.32) sancisce il diritto alla salute come fondamentale per l’ individuo e interesse della collettività. La salute va difesa riducendo le cause che sicuramente provocano malattia e morte. L’Agenzia europea per l’Ambiente rileva che inquinamento atmosferico è attualmente il principale fattore di rischio ambientale per la salute in Europa. La Commissione europea ha più volte emesso una procedura di infrazione nei confronti dell’Italia per il mancato rispetto degli obblighi sulla qualità dell’aria, evidenziando l’inosservanza della sentenza della Corte di giustizia Ue emessa nel 2020.
L’ inquinamento dell’aria nelle regioni del nord Italia, ed in particolare nella pianura padana, è particolarmente elevato e le rilevazioni dell’’osservatorio Mobilità Urbana Sostenibile (https://www.isdenews.it/linquinamento-atmosferico-nelle-citta-italiane/), (coordinato da Kyoto Club e Clean Cities Champaign, in collaborazione con ISDE Italia) sulla base dei dati forniti dalle agenzie regionali e dalle province autonome per la protezione dell’ambiente, relativamente a 26 città di 17 regioni italiane hanno evidenziato che già nei primi sei mesi la maggior parte delle città monitorate ha superato i limiti previsti della Normativa Europea 2881/2024 che entreranno in vigore nel 2030. Limiti che sono comunque superiori a quelli raccomandati dal OMS nel 2021 per ridurre significativamente l’ impatto sulla salute.
Per questo il D.L. 12/09/2023 aveva stabilito il blocco dei veicoli diesel euro 5 a partire dal 1 ottobre del 2024, che era stato rimandato di un anno ed ora posticipato di un ulteriore anno. Questo causerà un aumento delle patologie, anche in considerazione dell’effetto cumulativo delle sostanze tossiche nel tempo con effetti sulla morbilità e mortalità.
E’ ora di dire BASTA! Non si può barattare l’economia con la salute, non si può continuamente rimandare il problema senza prendere provvedimenti strutturali.
I medici per l’ambiente di ISDE Italia gravemente preoccupati per la salute delle persone – impegnati da tempo nel Progetto Nazionale “Salute e Inquinamento Atmosferico nelle Città Italiane” (https://www.isdenews.it/progetto-nazionale-salute-e-inquinamento-atmosferico-nelle-citta-italiane/) – si uniscono indignati alla protesta di altre associazioni di cittadini per questo rinvio, aderendo alla dichiarazione di T&E, Clean Cities Campaign, Cittadini per l’Aria e Comitato Torino Respira, già sottoscritta anche dal Kyoto Club (https://italy.cleancitiescampaign.org/pums-updates/9-7-2025-no-al-rinvio-del-blocco-per-i-diesel-euro-5-nelle-citta/):
“Non è bastato lo scandalo Dieselgate, probabilmente la più grave truffa industriale mai operata, col fine di occultare le emissioni reali di una tecnologia estremamente inquinante; e non sono bastate tre condanne a carico dell’Italia, da parte della Corte di Giustizia Europea, per il sistematico superamento delle concentrazioni di inquinanti atmosferici, quali il biossido di azoto, che viene in gran parte proprio dai mezzi diesel. Ma, soprattutto, non bastano, al ministro dei Trasporti, le oltre 50mila morti premature per inquinamento atmosferico registrate annualmente nel nostro Paese, con la Pianura Padana maglia nera, in Europa, di una crisi sanitaria enorme. Il diritto di guidare mezzi vetusti e inquinanti vale più di quello alla salute?”
“Quella di oggi è l’ennesima misura dilatoria populista. Si finge di voler tutelare chi guida mezzi altamente inquinanti, e oramai vecchi anche di quindici anni, ma non si dice che i costi stimati dell’inquinamento atmosferico, in Italia, tra il 2024 e il 2030, sono il 6% del PIL nazionale. Anche questi impattano sull’economia dei cittadini”, concludono gli ambientalisti.