
La Corte europea dei diritti dell’uomo (CEDU) ha respinto la richiesta della leader del Rassemblement National, Marine Le Pen, di annullare il divieto che le impedisce di candidarsi alle elezioni per i prossimi cinque anni. Il provvedimento, definito dalla stampa francese come una vera e propria “condanna a morte politica”, è stato imposto dai giudici francesi a marzo 2025 per l’uso illecito di fondi europei destinati all’attività del suo partito.
Nella sentenza, pubblicata mercoledì, la Corte di Strasburgo ha stabilito che la misura di ineleggibilità non rappresenta un “rischio imminente di violazione irreparabile” di diritti protetti dalla Convenzione europea dei diritti dell’uomo, come riporta il quotidiano Le Figaro. La CEDU ha sottolineato che, in assenza di elezioni imminenti, non sussistono i requisiti per una sospensione urgente del divieto.
Le Pen ha contestato la sentenza sottolineando come, in qualsiasi momento, il presidente Emmanuel Macron potrebbe sciogliere l’Assemblea nazionale e indire nuove elezioni, occasione in cui lei sarebbe esclusa dalla competizione politica a causa della misura giudiziaria ancora in vigore. Nonostante la bocciatura del ricorso urgente, Le Pen proseguirà l’iter di appello sia a livello nazionale che europeo per contestare la legittimità della sentenza.
Intanto, la leader populista e il suo partito sono nel mirino di nuove indagini: martedì, la procura europea ha aperto un’inchiesta su presunte spese irregolari per oltre 4,3 milioni di euro, effettuate tra il 2019 e il 2024. Il giorno seguente, la sede del Rassemblement National a Parigi è stata perquisita dalla polizia, che ha sequestrato documenti e dispositivi informatici legati ai finanziamenti sospetti del partito.
Jordan Bardella, presidente del partito e braccio destro di Le Pen, ha denunciato un uso politico della giustizia (lawfare) volto a impedire l’ascesa del movimento populista al potere. Bardella, potenziale candidato in caso di conferma della condanna a Le Pen, ha definito le perquisizioni “una campagna di molestie politiche” e “un grave attacco al pluralismo e alla democrazia”.
Il caso Le Pen si inserisce in un clima politico sempre più teso in Francia, dove il conflitto tra magistratura, istituzioni e partiti di opposizione populista rischia di compromettere il normale funzionamento democratico in vista delle future tornate elettorali.