
(AGENPARL) – Wed 09 July 2025 **Giustizia riparativa, il primo centro toscano sarà a Firenze **
Se ne parla nel corso di un convegno su carcere, inclusione sociale,
comunità” organizzato dalla Regione. L’assessora Spinelli: “Attendiamo
indicazioni dal Ministero: pronti a partire”
/Scritto da Walter Fortini, mercoledì 9 luglio 2025 alle 15:40/
Sulla giustizia riparativa, che non è più l’utopia di qualche filosofo
del diritto, il sistema toscano è pronto. “Stiamo attendendo indicazioni
‘gestionali’ dal Ministero e l’attribuzione quindi delle risorse
impegnate – spiega l’assessora alle politiche sociali della Toscana, Serena
Spinelli -. Ci sono ancora alcuni punti da mettere a fuoco. Ma di fatto
siamo pronti per partire”. Il primo centro di giustizia riparativa a
sorgere sarà a Firenze: il Comune ha già da dato da questo punto di vista
disponibilità.
Di giustizia riparativa, che ha l’ambizione di risanare la frattura tra chi
ha commesso e chi ha subito un torto (non di sostituirsi, ma di affiancare
il processo penale italiano), si è parlato a Palazzo Strozzi Sacrati, sede
della presidenza della giunta regionale, nel corso del primo di tre giorni
di convegno dedicato a “Carcere, inclusione sociale, comunità: il
sistema delle politiche regionali per la giustizia penale in Toscana”.
L’occasione è stata una tavola rotonda per presentare il libro “Oltre la
vendetta. La giustizia riparativa in Italia” edito nel.2025 da Laterza e
scritto dal magistrato Marcello Bortolato, presidente del tribunale di
sorveglianza di Firenze, e dal giornalista Edoardo Vigna: volume che
raccoglie il testimone della pubblicazione del 2020 “Vendetta pubblica.
Il carcere in Italia”.
La giustizia riparativa, al grande pubblico ancora in buona parte oscura,
è oramai a tutti gli effetti una legge italiana. E’ parte della riforma
Cartabia avviata nel 2022, che le ha dato una disciplina organica
ampliandone i casi di applicazione, e Regioni e Comuni sono soggetti
chiamati da protagonisti ad organizzarne l’architettura, seduti insieme
nelle conferenze locali che dovranno lavorare all’apertura dei centri di
giustizia riparativa. Obiettivo finale: strutturare programmi che
coinvolgono vittima, autore del reato e comunità, per comporre e risolvere
le conseguenze del reato ed esprimere emozioni e bisogni, attraverso la
partecipazione attiva e consensuale delle parti con l’assistenza di un
mediatore. In caso di accordo con effetti positivi anche sull’esito del
processo.
“Nel centro che apriremo lavoreranno sei mediatori: questo è il livello
essenziale delle prestazioni (il cosiddetto Lep ndr) fissato dal Ministero:
dovremo monitorare se questo è sufficiente – commenta l’assessore Spinelli
-, i Lep sono stati infatti definiti dal Ministero sulla base delle risorse
finanziarie a disposizione e non partendo da un ragionamento sui reali
bisogni”.
“Giustizia riparativa non vuol dire dimenticare il reato e chi l’ha
compiuto” ricorda ancora Spinelli. Certo è che, sottolineano altri
relatori citando Don Milani, “dove c’è troppa punizione finisce la
giustizia”. La giustizia non può essere solo punizione. E punizione non
vuol dire solo carcere: numeri alla mano oggi in Italia, si ricorda nel
corso della tavola rotonda, sono 62 mila i detenuti, altre 100 mila le
persone sottoposte a misure alternative e tra 90 e 100 mila i liberi con
sospensione delle pena.
“La giustizia riparativa – conclude Spinelli – è uno strumento prezioso
che ci è offerto per riaffermare la dimensione collettiva della giustizia
e, su un piano più generale, la presa in carico collettiva dei bisogni dei
singoli e della comunità, su cui c’è bisogno di investire”. Come
insegna l’articolo 3 della Costituzione italiana che sancisce l’uguaglianza
di tutti i cittadini e affida alla Repubblica il compito di rimuovere gli
ostacoli che impediscono il pieno sviluppo della persona urmana.