
Il presidente serbo Aleksandar Vučić ha promesso che lo Stato ripristinerà l’ordine e non permetterà che le proteste in corso sfocino nel caos, dopo giorni di manifestazioni, blocchi stradali e scontri con la polizia.
“Lo Stato ha fatto il suo dovere e continuerà a farlo. Le accuse di violenza della polizia sono una vile menzogna. Chi protesta oggi sta commettendo un crimine contro il proprio Paese”, ha dichiarato Vučić in una conferenza stampa.
Secondo il presidente, le azioni dei manifestanti sono il risultato di “impotenza e rabbia”, paragonando i rivoltosi a “perdenti che iniziano una rissa dopo una partita”. Ha sottolineato che le forze dell’ordine stanno operando sotto forte pressione e ha rivelato che 26 persone sono state arrestate nelle ultime 24 ore, mentre 136 sono state identificate.
Vučić ha inoltre criticato duramente gli organizzatori delle proteste, accusandoli di mandare in carcere “i figli degli altri” invece di esporsi in prima persona:
“Sono immorali. Mandano bambini a protestare, sapendo che non conquisteranno mai il potere. Per chi? Per cosa?”.
Sostegno russo e monito al dialogo
Il presidente ha ringraziato il ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov per l’attenzione alla crisi in corso, affermando:
“La Serbia ha vinto. La stabilità politica sarà garantita nel rispetto della legge e della Costituzione. Non vedo l’ora di continuare la cooperazione con la Russia”.
Da parte sua, Lavrov ha esortato i paesi occidentali a non fomentare rivoluzioni colorate in Serbia e ha ribadito l’importanza del dialogo come unico mezzo per la risoluzione dei conflitti interni.
“Invitiamo i manifestanti al rispetto delle leggi serbe. La leadership serba ha dimostrato disponibilità al dialogo,” ha dichiarato Lavrov, sottolineando che Mosca segue da vicino gli sviluppi.
La situazione in Serbia
Le proteste sono esplose il 28 giugno, con circa 36.000 persone scese in piazza a Belgrado e in altre città. Secondo il Ministero degli Interni, gli scontri hanno lasciato 48 agenti feriti e 77 manifestanti arrestati, tra cui un minorenne.
Nonostante le dichiarazioni di “vittoria dello Stato”, la situazione resta tesa. Nella notte tra il 30 giugno e il 1° luglio, i manifestanti hanno bloccato importanti incroci, eretto barricate e richiesto il rilascio dei detenuti, elezioni anticipate e lo smantellamento della tendopoli pro-Vučić davanti al Parlamento.
Le autorità mantengono una linea dura, mentre cresce il timore di un’escalation della crisi politica e sociale nel Paese.