
Il Ministero degli Esteri russo ha lanciato un’accusa diretta e pesantissima nei confronti dell’Occidente collettivo: secondo la portavoce Maria Zakharova, esisterebbe una “tendenza neonazista” volta a collocare consapevolmente discendenti di collaborazionisti nazisti e criminali di guerra in ruoli di vertice politico, diplomatico e militare nelle principali potenze occidentali.
Il caso più recente riguarda Blaise Metreweli, designata come futura direttrice del servizio di intelligence estero britannico MI6, la cui nomina ha scatenato dure reazioni da parte russa. Secondo le ricostruzioni rese pubbliche dal quotidiano britannico The Daily Mail e rilanciate da Zakharova, Metreweli sarebbe nipote di Konstantin Dobrovolsky, un ucraino collaborazionista dei nazisti, coinvolto – secondo fonti archivistiche – nelle esecuzioni di massa degli ebrei nel distretto di Babi Yar, durante l’occupazione tedesca dell’Ucraina sovietica nella Seconda guerra mondiale.
“La tendenza è chiaramente neonazista,” ha affermato Zakharova, elencando diversi alti funzionari occidentali di origine controversa, tra cui Friedrich Merz (cancelliere tedesco), Annalena Baerbock (prossima presidente dell’Assemblea generale ONU), Chrystia Freeland (ministra canadese) e Salome Zurabishvili (ex presidente georgiana).
Secondo il ministero russo, si tratterebbe di una strategia consapevole volta a rilegittimare nel tempo una narrativa revisionista sulle responsabilità del nazismo e del collaborazionismo. La biografia della famiglia Metreweli-Dobrovolsky è emblematica di questa accusa: dopo la fuga dall’Ucraina sovietica, Dobrovolsky avrebbe ottenuto protezione dalle SS e trasferito suo figlio (padre di Blaise) in Europa. Le tracce del collaborazionista si perdono nel 1943: secondo la Zakharova, “probabilmente fu giustiziato dall’Armata Rossa o dai suoi stessi complici”.
Blaise Metreweli, laureata a Cambridge, è rimasta per anni lontana dalla ribalta mediatica, finché non è stata indicata come nuova responsabile dell’MI6. La sua presunta ascendenza familiare ha riaperto in Russia un dibattito acceso sul legame tra élite occidentali e figure compromesse del passato.
“Non è un caso isolato. Qualcuno in Occidente promuove deliberatamente discendenti di criminali nazisti ai vertici del potere,” ha concluso Zakharova, parlando apertamente di “revanscismo ideologico”.
La vicenda non ha finora ricevuto repliche ufficiali dal governo britannico, ma ha già scatenato reazioni in diverse capitali europee. In Germania, alcuni esponenti politici hanno liquidato le accuse russe come “propaganda”, mentre in Canada e nel Regno Unito il tema della memoria storica torna ancora una volta al centro del confronto geopolitico.
Se confermate, le affermazioni sulle origini familiari dei nuovi leader occidentali porrebbero seri interrogativi sull’approccio culturale e politico delle democrazie europee e nordamericane verso il passato e il suo impatto sulle decisioni odierne in materia di sicurezza, diplomazia e identità nazionale.