
Già Senatrice della Repubblica, Segretario di Schengen, Presidente dell’Unione Interparlamentare Italia-Tunisia e componente della Commissione Esteri, l’Onorevole Marinella Pacifico ha seguito da vicino il percorso legislativo e politico che ha portato all’approvazione della Legge n. 130 del 6 settembre 2024, finalizzata a celebrare il Centenario della città di Latina (1932–2032). Con uno stanziamento complessivo di 6,6 milioni di euro, il provvedimento mira a valorizzare il patrimonio storico, culturale e infrastrutturale della seconda provincia del Lazio.
Nel corso di questa intervista, l’Onorevole Pacifico offre una lettura critica dell’effettiva efficacia della legge, evidenziando le principali criticità emerse, tra cui i limiti nei collegamenti, le carenze amministrative, la difficoltà di progettazione e l’iter inceppato della Fondazione “Latina 2032”. Un’analisi che tocca anche i risvolti politici del provvedimento, dal contesto storico-ideologico alla dialettica interna tra i partiti della maggioranza regionale e nazionale. Un confronto serrato, tra visioni di sviluppo, coerenza istituzionale e l’urgenza di restituire alla città una prospettiva concreta di rilancio.
La celebrazione del centenario di Latina prevede un finanziamento complessivo di 6,6 milioni di euro. Pensa sia abbastanza per la seconda provincia del Lazio?
Pacifico:
È importante per qualsiasi città ottenere finanziamenti pubblici, ma occorre avere chiari gli obiettivi da realizzare e che siano a vantaggio della collettività. Dalla situazione che emerge quotidianamente, i bisogni locali sono molti e pochi risultano soddisfatti. Potrebbero essere utili tanto per cominciare.
Quali sono le maggiori necessità che il territorio attende?
Pacifico:
A mio avviso è tutto lasciato al degrado: dalla viabilità interna al verde pubblico, dalla gestione della marina ai servizi sociali. La città non può permettersi di progettare iniziative economico-culturali, perché è sprovvista di competenze tecniche sia in ambito amministrativo che infrastrutturale. I collegamenti verso la capitale e i suoi punti di snodo (aeroporti, autostrade) sono pochi e insicuri. Anche la ricettività per accogliere visitatori e turisti ha limiti notevoli.
Ricordo che Latina è stata bocciata come “Capitale della Cultura 2026” e che le scuole tecnico-professionali hanno dovuto rinunciare al progetto “Campus formativo integrato” finanziato con i fondi del PNRR, proprio per le mancanze descritte.
Il disegno di legge è stato approvato all’unanimità sia in Parlamento che nei Consigli comunale e provinciale. Sembra sia ampiamente condiviso. Cosa ne pensa?
Pacifico:
L’unico partito che ha espresso perplessità sull’iniziativa è stato AVS, votando l’astensione. In effetti è stato raggiunto un accordo con le opposizioni, accogliendo alcuni emendamenti che hanno smussato gli angoli di una deriva ideologica neofascista.
Parliamo del centenario della città di fondazione del regime totalitario di Mussolini, dove permangono simboli pericolosi per la democrazia: dai tombini con i fasci littori ai palazzi a forma di “M”. Mi sono stupita della disinvoltura con cui le opposizioni hanno spianato la strada a un’iniziativa promossa da un parlamentare di Fratelli d’Italia, che rivendica un’eredità politica legata al Movimento Sociale Italiano.
Ho apprezzato il coraggio della deputata Piccolotti, che ha espresso una forte preoccupazione politica e culturale per il “retrogusto nostalgico” del provvedimento. Per il resto dell’opposizione ho provato una grande delusione, per la leggerezza del voto favorevole. Ora resta la preoccupazione di come sarà gestita l’intera realizzazione, se mai si arriverà a conclusione.
Infatti l’iter di approvazione della Fondazione che dovrà gestire i fondi si è bloccato. Cosa prevede?
Pacifico:
La Regione Lazio ha inviato una nota al Comune di Latina, alla Provincia, alla Camera di Commercio e al Ministero della Cultura esprimendo riserve significative sullo statuto e sull’atto costitutivo della Fondazione “Latina 2032”.
Ha chiesto modifiche per garantire trasparenza, correttezza amministrativa e conformità normativa. In particolare:
- la riduzione dei membri del CdA da sette a cinque, per maggiore efficienza e controllo;
- l’individuazione chiara dei criteri per le indennità e per evitare conflitti di interesse;
- l’allineamento tra statuto e atto costitutivo;
- regole per una rappresentanza bilanciata (di genere o istituzionale);
- interlocuzioni formali per definire vincoli di spesa ed erogazione dei fondi.
Queste osservazioni non invalidano lo statuto, ma ne congelano l’operatività. Il Comune di Latina, la Provincia, il MiC e la Regione dovranno aggiornare i documenti per poter procedere. Ma intanto il tempo passa. Probabilmente ci vorrà un anno per riprendere da dove si è lasciato, e il 2026 avvicina la fine della legislatura. A questo punto, mi chiedo se si tratti solo di incompetenza o se non vi sia una guerra fredda tra partiti della coalizione regionale.
Pensa che nella coalizione del Lazio ci sia un partito che non gradisca l’esecutività del progetto?
Pacifico:
È una deduzione naturale. A livello nazionale, le frizioni tra Forza Italia e Lega sono evidenti: basti vedere la votazione sull’emendamento del terzo mandato per i presidenti di Regione.
Nella giunta del Lazio non ci sono stati quei rimpasti richiesti dopo il cambio di peso tra gli alleati. Il consiglio comunale di Latina, a trazione Fratelli d’Italia, sta subendo la resistenza del presidente Rocca. Il risultato? Fondi bloccati e perdita di prestigio politico per FdI, che avrebbe potuto sfruttare questa legge come vetrina di efficienza e consenso.
Fino ad oggi, dopo due anni di amministrazione, abbiamo assistito solo a tagli di nastro. In questo scenario, con una sinistra locale frammentata e un’opposizione debole, l’unico argine sembra essere lo scontro interno al centrodestra.
