
Lunedì i prezzi dell’oro si sono stabilizzati, nonostante un contesto caratterizzato da una domanda debole per asset rifugio a seguito di un cessate il fuoco tra Iran e Israele. L’allentarsi delle tensioni geopolitiche ha ridotto l’urgenza degli investitori di rifugiarsi nell’oro, tradizionalmente considerato un bene sicuro in tempi di crisi.
L’oro spot si è attestato a 3.326,39 dollari l’oncia, recuperando terreno dopo aver toccato nella giornata precedente il livello più basso delle ultime due settimane. Parallelamente, i futures sull’oro negli Stati Uniti hanno registrato un lieve incremento dello 0,2%, arrivando a 3.340 dollari l’oncia.
A sostenere la tenuta del metallo giallo è stato anche un dollaro più debole, che ha reso l’oro, quotato in valuta statunitense, più appetibile per gli acquirenti internazionali. L’indice del dollaro si è infatti mantenuto vicino ai minimi settimanali.
Oltre all’oro, anche gli altri metalli preziosi hanno mostrato dinamiche contrastanti. L’argento spot ha guadagnato lo 0,1%, raggiungendo i 35,94 dollari l’oncia, mentre platino e palladio hanno registrato lievi cali dello 0,2%, attestandosi rispettivamente a 1.313,88 dollari e 1.064,01 dollari l’oncia.
Il mercato continua a monitorare da vicino sia l’andamento del dollaro sia i segnali economici globali, in attesa di nuovi spunti che possano orientare gli investitori nella seconda metà dell’anno.