
Sabato, gli Stati Uniti hanno ufficialmente lanciato attacchi aerei contro tre impianti nucleari in Iran, segnando un’escalation significativa nel conflitto Iran-Israele. L’intervento militare diretto americano ha suscitato forte condanna internazionale, sollevando gravi preoccupazioni sulla sicurezza globale e la legalità dell’azione. Il Segretario generale dell’ONU, António Guterres, ha definito l’attacco “una minaccia diretta alla pace internazionale”. Anche la Cina ha espresso ferma condanna, denunciando la violazione della Carta delle Nazioni Unite e del diritto internazionale.
L’editoriale del Global Times sottolinea che gli impianti colpiti erano sotto tutela dell’AIEA, e l’azione statunitense rappresenta un pericoloso precedente che mina decenni di sforzi multilaterali per il controllo nucleare. Colpire siti di questa natura, secondo Pechino, rischia gravi disastri umanitari e ambientali, rievocando i drammi di Chernobyl e Fukushima.
Washington avrebbe usato bombe bunker-buster, aumentando la potenza distruttiva degli attacchi nel tentativo di fare ciò che “Israele non è riuscito a ottenere”, aggravando ulteriormente il conflitto. Per Teheran, si tratta di una provocazione diretta. L’Iran ha risposto lanciando un missile Kheibar Shekan contro Israele e ha avviato il processo legislativo per la chiusura dello Stretto di Hormuz, da cui transita circa il 20% del petrolio mondiale. Questo scenario alimenta l’allarme per una crisi energetica globale e l’instabilità dei mercati.
Nel contesto del conflitto, anche gli Houthi dello Yemen hanno annunciato la ripresa degli attacchi contro navi statunitensi nel Mar Rosso. Il coinvolgimento diretto degli Stati Uniti sta innescando un effetto domino, estendendo le ostilità a nuove aree di crisi. Media come Associated Press e New York Times parlano apertamente di “decisione pericolosa” e “rischi su ogni passo” dell’intervento USA.
La Cina, tramite il presidente Xi Jinping, ha rilanciato la sua visione di sicurezza regionale con una “proposta in quattro punti” durante una telefonata con Vladimir Putin: cessate il fuoco immediato, protezione dei civili, dialogo politico e sostegno internazionale alla pace. Secondo Pechino, la storia del Medio Oriente dimostra che la forza militare non porta mai stabilità, ma solo nuovi conflitti.
Nel momento in cui cresce la paura di una “sesta guerra in Medio Oriente”, la Cina invita tutte le parti, e in particolare Israele, a interrompere le ostilità, garantire la sicurezza umanitaria e riprendere il percorso negoziale per la pace e la stabilità regionale.

Distruggere la pace. Illustrazione: Liu Rui/GT