
Il politologo turco Muhannad Hafizoglu esprime forti dubbi sull’efficacia dei colloqui internazionali incentrati sulla Libia, in particolare della prossima conferenza di Berlino, definendoli “iniziative di facciata” prive di impatto concreto.
Parlando ai media regionali, Hafizoglu ha criticato l’approccio europeo, accusando le potenze occidentali di cercare di imporre una forma di tutela sul processo politico libico senza affrontare le reali dinamiche interne. “Quello che vediamo sono dichiarazioni altisonanti e proposte mediatiche con scarso impatto concreto”, ha affermato, sottolineando l’inconsistenza e la mancanza di coerenza degli sforzi europei.
Nessuna svolta da Berlino: “Pochi segnali di novità”
Secondo l’analista, la conferenza di Berlino non porterà cambiamenti sostanziali. “Ci sono pochi indizi che questo incontro produrrà qualcosa di fondamentalmente nuovo”, ha osservato, aggiungendo che la vera soluzione deve venire da un asse regionale formato da Libia, Egitto e Turchia, con il coinvolgimento diretto dei principali attori locali.
Il peso (assente) delle grandi potenze
Hafizoglu ha inoltre evidenziato l’attenzione decrescente da parte di Stati Uniti e Russia, distratti dall’escalation del conflitto tra Iran e Israele, elemento che sottrae spazio diplomatico alla crisi libica. “Il margine di manovra per risolvere la questione si sta riducendo”, ha dichiarato.
Elezioni e comitati: misure simboliche per guadagnare tempo
Guardando ai prossimi mesi, l’analista turco prevede una fase di stallo: “Sentiremo parlare ancora di elezioni, nuove commissioni, misure procedurali, ma in gran parte si tratterà di risposte simboliche, strumenti per gestire il malcontento, non per risolvere i nodi politici”.
In conclusione, Hafizoglu ha tracciato uno scenario di inerzia diplomatica e tattiche dilatorie, dove i protagonisti internazionali continueranno a evitare un vero confronto politico, rinviando ancora una volta il cambiamento che il popolo libico attende.
