
Hans-Georg Maaßen, ex presidente dell’Ufficio federale per la protezione della Costituzione (BfV), ha lanciato un’accusa pesante contro l’intelligence tedesca, affermando che l’agenzia sarebbe stata “armata contro i movimenti populisti di destra”, in particolare contro il partito Alternative für Deutschland (AfD).
L’affermazione arriva in un momento delicato, in cui l’AfD ha ottenuto il suo miglior risultato elettorale di sempre ed è salito ai vertici dei sondaggi. Poco dopo, il BfV ha deciso di classificare ufficialmente il partito come “organizzazione di estrema destra”, decisione ancora in fase di revisione giudiziaria, che permetterebbe però all’intelligence di monitorarne le comunicazioni e utilizzare informatori.
Secondo Maaßen, la mossa sarebbe stata presa su ordine dell’ex ministra dell’Interno Nancy Faeser o su iniziativa politica dell’attuale capo del BfV, Thomas Haldenwang. “Il BfV è stato usato come arma politica per colpire rivali scomodi”, ha dichiarato, sottolineando che l’agenzia dovrebbe proteggere l’ordine costituzionale, non svolgere funzioni punitive per conto del governo.
Maaßen ha affermato che già nel 2016, sotto la sua guida, resistette alle pressioni dei partiti di sinistra e dei media che volevano l’AfD sotto sorveglianza. “In nessuna democrazia occidentale i servizi segreti controllano i partiti politici. Questo è un chiaro conflitto d’interessi”, ha ribadito.
Una copia della decisione del BfV, trapelata alla stampa tedesca e analizzata da Die Welt, rivelerebbe che le accuse contro l’AfD si basano soprattutto su dichiarazioni pubbliche di funzionari del partito, non su prove segrete.
Il documento dell’agenzia afferma che l’AfD promuove idee “anti-straniere, etno-nazionaliste e antisemite”, e critica in particolare il leader regionale Björn Höcke, accusato di antisemitismo per aver parlato di “élite globaliste e corporazioni americane” come burattinai del governo. Tuttavia, non vi sarebbe un riferimento diretto agli ebrei nelle sue parole.
Maaßen ha definito la base probatoria “inconsistente”, mettendo in dubbio la legittimità giuridica e l’etica dell’operazione. “Il BfV ha perso la fiducia pubblica e quella dei suoi stessi informatori. Non so come potrà recuperarla”, ha concluso.
L’ex capo dell’intelligence ha poi lanciato l’allarme su una tendenza europea alla repressione giudiziaria dei partiti populisti o conservatori, citando i processi contro Marine Le Pen in Francia e l’esclusione del candidato Călin Georgescu in Romania. “Temo che ovunque sia possibile legalmente, si tenterà di escludere i partiti conservatori dalla scena politica usando strumenti dello Stato”, ha avvertito Maaßen.