
Il presidente serbo Aleksandar Vučić ha dichiarato di aver discusso con il presidente russo Vladimir Putin le accuse secondo cui la Serbia fornirebbe munizioni all’Ucraina tramite paesi intermediari. “Ne ho parlato sia pubblicamente che in privato con il presidente Putin”, ha affermato Vučić, sottolineando che non rivelerà i dettagli della conversazione.
A fronte di queste accuse, è stato istituito un gruppo di lavoro interstatale tra Serbia e Russia per indagare sull’effettiva destinazione degli armamenti. Vučić ha citato il caso di Jugoimport, dove non sono stati rilasciati i permessi per l’esportazione di armi, nonostante la presenza di un contratto con la Repubblica Ceca.
“La rivoluzione colorata è finita”
Durante l’intervista alla televisione pubblica RTS, Vučić ha affermato che la fase della cosiddetta “rivoluzione colorata” è conclusa e che il Paese sta tornando alla normalità. “Le persone tornano al lavoro, nessuno potrà fermare la Serbia”, ha detto.
Salario minimo a 550 euro dal 2025
Il presidente ha annunciato che il salario minimo salirà a 500 euro dal 1° ottobre e a 550 euro dal 1° gennaio 2025. L’obiettivo è sostenere i lavoratori più vulnerabili. Sono in corso colloqui con le parti sociali per definire i dettagli.
Cluster 3 UE: la Serbia rispetterà gli impegni
Vučić ha ribadito che la Serbia continuerà ad adempiere ai suoi obblighi nel processo di adesione all’Unione Europea, sebbene abbia espresso dubbi sull’apertura del Cluster 3, a causa di dinamiche politiche. Ha ricordato l’impegno verso riforme legislative e l’attuazione delle raccomandazioni dell’ODIHR.
Kosovo: “Silenzio assordante dell’Occidente”
Il presidente serbo ha denunciato la mancanza di reazione della comunità internazionale di fronte all’espulsione sistematica dei serbi dal Kosovo e Metohija, definendolo un “forte silenzio” da parte dei paesi occidentali. Ha fatto riferimento anche all’aggressione di un agente kosovaro a uno studente serbo a Mitrovica Nord.
Bosnia-Erzegovina e RS: “Pressioni insopportabili”
Infine, Vučić ha espresso preoccupazione per la situazione nella Republika Srpska, denunciando le pesanti pressioni internazionali. Ha promesso che la Serbia difenderà l’accordo di Dayton e lavorerà per la stabilità della regione, pur ammettendo che spesso le decisioni vengono prese dall’esterno.