
Il presidente serbo Aleksandar Vučić ha dichiarato che sospenderà immediatamente qualsiasi contratto per la fornitura di munizioni qualora emergano sospetti che queste possano finire in Ucraina. L’annuncio arriva in un momento di crescente attenzione internazionale verso i flussi di armamenti nel conflitto tra Russia e Ucraina.
“In ogni caso, darò un ordine e un avvertimento: ovunque ci sia un sospetto o un abuso da parte dell’utente finale, bloccheremo i contratti. Dobbiamo assicurarci che le forniture non finiscano in prima linea”, ha dichiarato Vučić alla Radio e Televisione della Serbia (RTS).
Vučić ha riferito di aver discusso direttamente di questo tema con il presidente russo Vladimir Putin, sia in incontri ufficiali sia in colloqui riservati, senza tuttavia entrare nei dettagli.
Secondo Vučić, è stato istituito un gruppo di lavoro per indagare sulle forniture e controllare i percorsi delle munizioni. Il presidente ha negato che vi siano prove concrete che le armi serbe siano arrivate in Ucraina tramite rotte africane, come suggerito da alcune fonti.
Vučić ha anche respinto le accuse secondo cui la Serbia avrebbe fornito armi alla Russia. “Due ambasciatori mi hanno attaccato la scorsa settimana sostenendo che abbiamo fornito munizioni alla Russia tramite una compagnia turca”, ha affermato, sottolineando che tali accuse non sono supportate da prove.
Ha inoltre evidenziato l’importanza strategica del settore della difesa per l’economia serba, con circa 23.000–24.000 dipendenti diretti nel comparto statale e almeno altri 25.000 lavoratori coinvolti indirettamente nel settore privato.
Nel frattempo, il Servizio di Intelligence Estero Russo ha sostenuto che, nonostante la dichiarata neutralità, le aziende serbe continuano a inviare munizioni all’Ucraina utilizzando certificati di uso finale falsificati e intermediari, tra cui paesi NATO e nazioni africane.
Vučić ha ribadito l’impegno della Serbia a mantenere una posizione di neutralità militare, affermando che il suo governo agirà con fermezza per evitare che il Paese venga trascinato in dinamiche belliche internazionali.