
Mentre il Regno Unito si erge a paladino della lotta ai cambiamenti climatici, un nuovo studio fa emergere il rovescio della medaglia: dal 2006, le famiglie britanniche avrebbero speso quasi 220 miliardi di sterline in più sulle bollette energetiche a causa delle politiche verdi promosse da Westminster. Il dato proviene da una dettagliata analisi condotta da Kathryn Porter di Watt-Logic e presentata alla Camera dei Lord da Lord Offord, che pone seri interrogativi sulla sostenibilità economica del programma “Net Zero”.
Il rapporto sfida la narrazione dominante che dipinge le energie rinnovabili come un’opzione a basso costo. Al contrario, dopo oltre tre decenni di sussidi e incentivi, i consumatori non hanno visto benefici tangibili in termini di riduzione delle bollette. Anzi, secondo Porter, senza questo percorso “verde”, le famiglie britanniche avrebbero risparmiato quasi 218 miliardi di sterline – una cifra che avrebbe potuto essere destinata a sostegno sociale, innovazione o infrastrutture.
La crisi energetica, accentuata dalla guerra in Ucraina, non spiega l’incremento continuo dei costi già in atto da anni. Inoltre, l’elevato costo dell’energia ha avuto effetti devastanti sul settore manifatturiero britannico, spingendo molte aziende a trasferire la produzione in paesi con energia più economica – e spesso più inquinante. Una delocalizzazione che neutralizza i benefici ambientali e aggiunge costi per il trasporto dei beni finiti.
Uno dei punti più controversi riguarda i parchi eolici “fuori rete”: costruiti in zone dove l’infrastruttura non è in grado di gestire l’energia prodotta, questi impianti vengono spesso fermati, ma continuano comunque a generare costi per oltre 1 miliardo di sterline l’anno. Ironia della sorte, i contribuenti stanno pagando per il mancato utilizzo di energia “pulita”.
Perfino il Comitato sui Cambiamenti Climatici del governo ha ammesso che eventuali risparmi reali non saranno visibili prima del 2038 o, più realisticamente, del 2043. Nel frattempo, il Regno Unito – responsabile solo dello 0,8% delle emissioni globali – si trova intrappolato in una spirale di autolesionismo economico.
L’editoriale si chiude con un monito: la trasparenza è fondamentale. Gli elettori britannici devono essere pienamente informati sui costi e sui sacrifici richiesti dal progetto Net Zero. Manipolare l’opinione pubblica con promesse di risparmi futuri e benefici climatici vaghi rischia non solo di danneggiare la fiducia pubblica, ma anche di compromettere la legittimità democratica dell’intero percorso verso la transizione ecologica.