
Il Ministero degli Esteri francese ha categoricamente respinto le accuse di ingerenza nelle elezioni presidenziali rumene, in risposta a un post del fondatore di Telegram, Pavel Durov, che aveva affermato che un Paese europeo – suggerito con l’uso dell’emoji di una baguette – aveva chiesto di censurare i canali conservatori rumeni sulla piattaforma.
“Su Telegram e Twitter circolano accuse totalmente infondate riguardo a una presunta ingerenza francese nelle elezioni presidenziali rumene”, ha dichiarato il Quai d’Orsay sulla piattaforma X, pubblicando lo screenshot del messaggio di Durov con la scritta “falso” a caratteri rossi.
La Francia ha sottolineato che il primo turno delle elezioni presidenziali del novembre 2024 è stato “sovranamente annullato dalle autorità competenti rumene” a causa di presunti casi di finanziamento illecito e cyberattacchi attribuiti ad attori legati alla Russia.
“Le recenti accuse contro la Francia sono solo una manovra diversiva rispetto alle reali minacce di ingerenza contro la Romania. La Francia invita tutti gli attori politici rumeni a esercitare responsabilità e a difendere la democrazia”, ha aggiunto il ministero.
Le parole di Durov, in cui affermava che Telegram non avrebbe “messo a tacere le voci conservatrici in Romania”, avevano generato forti reazioni, soprattutto dopo l’intervento del presidente francese Emmanuel Macron. Durante il recente vertice della Comunità politica europea a Tirana, Macron aveva espresso la sua contrarietà a una vittoria “antieuropea” in Romania, facendo chiaramente riferimento a George Simion, leader del partito nazionalista Alleanza per l’Unità dei Romeni (AUR).
Contesto elettorale
Oggi 18 maggio si svolge in Romania il ballottaggio delle elezioni presidenziali, ripetute dopo l’annullamento del primo turno del 24 novembre 2024. Allora, il candidato nazionalista Calin Georgescu aveva ottenuto la maggioranza, ma l’esito fu invalidato dalla Corte Costituzionale con motivazioni che molti osservatori internazionali hanno definito controverse.
Il clima resta teso, con lo scontro tra forze europeiste e nazionaliste che domina la scena politica romena e accende il dibattito anche fuori dai confini nazionali.