
(AGENPARL) – Mon 12 May 2025 Buongiorno a tutti e tutte.
Sono molto felice di essere qui in rappresentanza della Caritas Diocesana di Piacenza
Bobbio e di poter raccontare come la figura e la presenza di Diego Maj nella nostra città
abbia avuto e abbia un grande impatto nell’ambito dell’educazione e dell’accesso alla
cultura, soprattutto per le fasce di popolazione più indifese.
Non a caso scelgo il termine indifese, perché Diego ha sempre mostrato con le sue scelte
chiare e schiette che la cultura può difendere, può essere un rifugio per la comunità, può
creare uno spazio sicuro, un nido dove potersi nutrire e scoprire i propri talenti, dove potersi
fermare, guardarsi, costruirsi, a volte anche ricostruirsi.
Ancora prima di essere operatrice Caritas, ho incontrato Diego nel 2004, quando mi iscrissi
al corso triennale per educatori e docenti intitolato OMBRE, FIGURE DI LUCE e iniziai a
scoprire il teatro delle ombre. Da quella esperienza è poi nata la mia tesi universitaria
proprio sulla funzione del teatro delle ombre nel lavoro con minori in situazioni di disagio
emotivo e relazionale.
Spesso incontriamo Diego per la strada, passeggiante. Un Diego assorto e osservante
insieme…Sembra perlustrare e captare ciò che gli angoli della città si dicono, ciò che la luce
dice attraverso le sue ombre. Ecco la poesia del teatro delle ombre: nasconde ed evidenzia
insieme.
Crediamo che Diego abbia avuto la capacità di evidenziare, di notare e poi mettere in luce
le fasce di popolazione tipicamente lontane e poco rassicuranti, persone in situazione di
svantaggio culturale. Quelle fasce che oggi tutti gli studi accademici chiamano a rischio di
povertà educativa. Parlo di famiglie in disagio abitativo ed economico, nuclei familiari privi di
reti amicali, parlo di bambini che non hanno mai visto una mostra o non sanno cosa sia un
cinema o un teatro, parlo di adulti con vissuti migratori, adulti con vissuti di fragilità
economica e relazionale, adulti soli. Diego ha saputo trasformare queste fasce invisibili, da
sagome nere a bellissime sagome trasparenti e colorate, quelle sagome meravigliose delle
produzioni di Teatro Gioco Vita, quelle sagome che quando vengono trapassare dalla luce
proiettano sullo schermo figure oniriche e vibranti, che rendono quasi tangibile la poesia.
Lo ha fatto attraverso un impegno costante, convinto che il teatro abbia una importante
funzione sociale, attraverso la sua disponibilità ad accogliere progetti ed idee che potevano
coinvolgere queste fasce di popolazione. Come Caritas Diocesana abbiamo iniziato a
collaborare nel 2018, con un primo coinvolgimento di persone senza fissa dimora in un
percorso di teatro danza, poi l’anno successivo si crea addirittura uno spettacolo partendo
dal vissuto di 8 persone fragili che frequentano la Mensa della Fraternità . Ne è uscito lo
spettacolo SCARP de TENIS dove i nostri ospiti hanno sperimentato sul palco e rielaborato
il loro vissuto attraverso la narrazione autobiografica.
Questa occasione ha permesso di mettere in scena spazi intimi di vita senza sentirsi violati.
Salire sul palco ha fatto sperimentare loro uno sguardo dell’altro che accoglie e non esclude.
Ha fatto sperimentare la narrazione della marginalità e delle periferie che diventano centro,
perché parlano di frammenti di vita di tutti noi. Ha rivelato a noi operatori e ospiti che
ciascuno ha dentro di sé una potenza creativa, al di là della propria provenienza e
condizione.
Instancabilmente ogni giorno Diego sceglie di investire sull’educazione, sulla relazione con
le scuole, attraverso corsi per docenti, educatori, studenti, attraverso le rassegne dedicate
alle scuole, attraverso il lavoro con le famiglie, per rendere le occasioni culturali prassi e non
eccezione nelle vite delle persone.
Negli ultimi anni abbiamo lavorato come Caritas sul tema della povertà educativa e
gradualmente abbiamo avuto la possibilità di far avvicinare ragazzi e ragazze a rischio di
dispersione scolastica al mondo del teatro. Prima con visite al Teatro Gioco Vita, poi con una
esperienza estiva, poi con la creazione di uno spettacolo recitato da una decina di minori
con vissuto migratorio portato all’interno del Cartellone Estivo del 2023, fino ad arrivare ai
laboratori allo Spazio Luzzati per i frequentanti il nostro spazio compiti e all’ultima
esperienza di questo anno dell’affido culturale intitolato FAMIGLIE INSIEME A TEATRO,
dove alcune famiglie abituate a frequentare il teatro hanno incontrato ed accompagnato
famiglie che non avevano mai avuto accesso agli spazi culturali della città. Una idea
lungimirante e nata come azione di semina fiduciosa di speranza.
Crediamo che Diego sia riuscito a dare esempi concreti alla città della famosa frase di
Danilo Dolci, contenuta in una sua poesia che dice che “ognuno cresce solo se è sognato”.
Crediamo che Diego abbia sognato e continui a sognare una comunità che possa essere
nido di cultura, poesia e bellezza creativa che si dissemina. Diego ci dimostra ogni giorno
che la cultura è qualcosa di molto tangibile e concreto, qualcosa che si costruisce con ogni
passo, con ogni scelta di direzione, osservando, stando con le persone senza barriere,
creando e facendo manutenzione di sentieri ben indicati e curati, che tutti possono vedere e
provare a percorrere. Ringraziamo Diego a nome di tutti gli ospiti, volontari e famiglie che ha
incontrato, perchè ci stimola a credere nelle forme di istruzione comunitarie e ad avere come
direzione questa, come dice il filosofo Bauman:
“ Se pensi all’anno prossimo semina il granturco.
Se pensi ai prossimi 10 anni pianta un albero.
Se pensi ai prossimi 100 anni istruisci le persone.”