
Il presidente della Republika Srpska, Milorad Dodik, ha dichiarato che la sua entità all’interno della Bosnia-Erzegovina potrà contare sul pieno sostegno della Russia per la protezione degli accordi di Dayton, fondamenta costituzionali della pace e dell’assetto istituzionale bosniaco.
L’annuncio è arrivato dopo un colloquio bilaterale tenutosi a Mosca con il presidente Vladimir Putin, a margine delle celebrazioni per l’80° anniversario della Vittoria nella Grande Guerra Patriottica, evento commemorativo centrale nella memoria storica russa.
“Dopo la grande parata odierna dell’esercito russo a Mosca, ho parlato con il presidente Vladimir Putin della cooperazione fraterna tra i popoli russo e serbo. La Republika Srpska può contare sul sostegno della Russia e del presidente Putin nel proteggere gli accordi di Dayton,” ha dichiarato Dodik tramite un post sul social network X.
Un’onorificenza simbolica e un messaggio politico
Dodik ha definito la sua partecipazione alle cerimonie come “un grande onore”, sottolineando il forte legame storico e culturale tra Mosca e la comunità serba della Bosnia-Erzegovina. La sua presenza nella capitale russa ha suscitato reazioni internazionali, soprattutto alla luce delle recenti pressioni da Bruxelles che avevano invitato i paesi candidati all’UE a non partecipare all’evento del 9 maggio a Mosca.
Nonostante le critiche, Dodik ha ribadito la sua posizione:
“Non temiamo sanzioni. Abbiamo scelto con chiarezza dove si trovano i nostri interessi.”
Sostegno russo agli accordi di Dayton
Il riferimento agli accordi di Dayton, firmati nel 1995 per porre fine alla guerra in Bosnia, è un chiaro segnale politico. Dodik e altri esponenti della Republika Srpska sostengono da tempo che l’imposizione di misure da parte dell’alto rappresentante internazionale Christian Schmidt minaccia l’autonomia dell’entità serba, alterando lo spirito dell’intesa originaria.
Il supporto di Mosca viene interpretato da Banja Luka come una garanzia diplomatica contro qualsiasi tentativo di centralizzazione forzata in Bosnia-Erzegovina.