
(AGENPARL) – Tue 06 May 2025 STATI GENERALI DELLA RIGENERAZIONE URBANA
IN CORSO IL SESTO INCONTRO TEMATICO SU “CHE GENERE DI CITTÀ? STRUMENTI E PRATICHE PER UN’URBANISTICA DI GENERE”È in corso, nel Castello di Ceglie, nel territorio del Municipio IV, il sesto incontro tematico degli Stati generali della rigenerazione urbana, il percorso di partecipazione civica voluto dall’amministrazione comunale per rilanciare il dibattito pubblico sulla trasformazione della città e costruire una visione condivisa del suo futuro..
In apertura dell’incontro, che verte su “su “Che genere di città? Strumenti e pratiche per un’urbanistica di genere”, i saluti di della presidente del Municipio IV Maria Chiara Addabbo; quindi l’intervento della vicesindaca e assessora alla Rigenerazione urbana, che ha sottolineato come “Le questioni affrontate dalle politiche urbane toccano direttamente i saperi e le vite delle donne, ma vengono ancora affrontate utilizzando principi e strumenti giuridici sessualmente neutri e pervasi da quella cultura dell’universalismo dei saperi e dei poteri, storicamente escludente le diverse e plurali soggettività, nella pratica politica, nella tecnica giuridica, nella logica economica.
Le città non si possono pianificare dall’alto, disegnandole con riga e squadra. È questo l’immaginario comune che si ha dell’urbanistica. Ma tra quelle linee tracciate su carta, vive la gente, vivono persone reali, ciascuna con la propria vita e le proprie necessità.
La prospettiva di genere si concentra sulla cura, sul lavoro di riproduzione della vita, compiti screditati e sottovalutati dalla società patriarcale ma senza i quali non può esistere nient’altro. Senza il lavoro di cura, non esisteremmo. È una grande sfida osare pensare oltre l’utilitarismo monetario, smettere di progettare territori e città che consumano il nostro tempo finito in percorsi inutili o esclusivi.
L’attenzione alla vita, alle vite proposta dalla prospettiva di genere, ci permette di capire che gli esseri umani sono diversi, e che questa differenza non deve necessariamente significare disuguaglianza. Prestare attenzione alle molteplici differenze quando si progettano politiche, città, architetture o oggetti, permette una maggiore uguaglianza: significa dare attuazione a quel principio di uguaglianza sostanziale che la nostra Costituzione sancisce al comma 2 dell’art. 3 (sulla rimozione degli ostacoli che impediscono lo sviluppo della personalità di ciascuno e ciascuna).
Pianificare le città e gli spazi urbani assumendo come parametro una persona media (cioè astratta) equidistante, non fa altro che rafforzare negativamente le differenze promuovendo la disuguaglianza, poiché i risultati di quella media saranno utili solo per coloro che sono, statisticamente, al di sopra di essa”.