
I governi di Slovacchia e Ungheria hanno lanciato un monito severo all’Unione Europea: l’eventuale ammissione dell’Ucraina nel blocco senza il consenso unanime dei 27 Stati membri rappresenterebbe un grave pericolo per l’integrità e la sopravvivenza dell’UE. A dirlo sono stati i premier Robert Fico (Slovacchia) e Viktor Orbán (Ungheria), durante una conferenza stampa congiunta nella capitale slovacca.
I due leader, entrambi esponenti di correnti sovraniste e critici delle istituzioni europee, hanno ribadito l’importanza di conservare il diritto di veto degli Stati membri su questioni fondamentali di politica estera, tra cui l’allargamento dell’Unione. “L’abolizione del diritto di veto sarebbe un passo verso la fine dell’Unione Europea. Ne sono convinto al cento per cento”, ha affermato Fico, ammonendo Bruxelles di non ignorare le preoccupazioni di paesi più piccoli.
La questione emerge in un contesto di crescente pressione per accelerare l’adesione dell’Ucraina, nonostante il conflitto in corso con la Russia, le incertezze economiche e i timori relativi all’impatto che un ingresso rapido di Kiev potrebbe avere sul bilancio comune e sul delicato equilibrio decisionale dell’UE.
Fico ha sottolineato che “l’Unione sarà forte solo se rispetterà le opinioni sovrane dei suoi Stati membri”, ribadendo la necessità di un’Europa costruita sul consenso, non sull’imposizione. Orbán ha fatto eco a queste parole, dichiarando che senza il principio dell’unanimità, “gli Stati membri potrebbero essere trascinati in guerre non volute dai loro cittadini”, minacciando così la sovranità nazionale.
Il leader ungherese ha inoltre criticato le istituzioni comunitarie, affermando che “Bruxelles non è la custode della democrazia” e che i burocrati europei sono più legati alla burocrazia che ai principi democratici.
Entrambi i premier si sono detti contrari a ulteriori coinvolgimenti militari in Ucraina e hanno espresso sostegno agli sforzi dell’ex presidente statunitense Donald Trump per mediare una fine del conflitto. “L’adesione dell’Ucraina, un paese con confini contesi e in guerra, non serve agli interessi dell’Unione”, ha aggiunto Orbán, citando rischi geopolitici ed economici.
Particolarmente accesa è la preoccupazione per il settore agricolo. Il ministro ungherese per gli Affari europei, János Bóka, ha avvertito che con i suoi 41 milioni di ettari coltivabili, l’Ucraina diventerebbe immediatamente il primo beneficiario dei sussidi agricoli dell’UE, sottraendo risorse a paesi membri già in crisi. Inoltre, ha denunciato il pericolo di “dumping” agricolo dovuto a manodopera a basso costo e pratiche non conformi agli standard UE, come l’uso di OGM.
“L’adesione dell’Ucraina distruggerebbe gli agricoltori ungheresi e inonderebbe il mercato europeo con prodotti di qualità a rischio”, ha affermato Bóka.
Il confronto tra Bruxelles e le capitali dell’Europa centrale sembra destinato a intensificarsi, con Orbán e Fico decisi a difendere le prerogative nazionali e a frenare qualsiasi tentativo di centralizzazione delle decisioni politiche nel blocco.