
(AGENPARL) – Mon 21 April 2025 “La vita non è tempo che passa, ma tempo di incontro.”
Così scriveva Papa Francesco. E così vogliamo salutarlo: come si saluta un
incontro vero.
Perché ci ha mostrato che anche tra chi sembra agli antipodi può nascere un
dialogo. L’incontro con Marco Pannella ne fu la prova: due uomini
lontanissimi per storia, ideali, fede, ma uniti dalla stessa sete di
giustizia, dallo stesso rispetto per chi non ha voce. Quel giorno a Casal
del Marmo, con Pannella che lo accolse con il cartello “Viva il Papa”, fu
più che un gesto simbolico: fu la dimostrazione che un ateo radicale e un
Pontefice potevano parlare la stessa lingua, quella dei diritti umani.
Grazie, Jorge Mario Bergoglio, per quella telefonata.
Nel momento più duro dello sciopero della fame e della sete per l’amnistia,
non hai chiesto a Marco di smettere. Gli hai chiesto di essere coraggioso.
Hai riconosciuto la forza di una battaglia che la politica fingeva di non
vedere.
Hai dato cittadinanza morale a cause che lo Stato continuava a ignorare.
Ma oggi, mentre ti salutiamo con gratitudine, lo facciamo anche con
amarezza.
Perché quel pontificato che pareva un’alba, troppo spesso è rimasto un
crepuscolo. Hai scosso il mondo con parole potenti, ma non sei riuscito a
scardinare la struttura opaca e conservatrice della Chiesa. Hai parlato di
misericordia, ma il tuo silenzio su verità oscure – come quella su Emanuela
Orlandi – ci ha avvelenato con la speranza. Hai detto “costruiamo ponti”,
ma di fronte all’aggressione russa all’Ucraina, sei rimasto nel mezzo,
troppo cauto, troppo vago. La neutralità davanti al crimine non è saggezza,
ma complicità. In te avevamo visto un alleato. E spesso lo sei stato.
Ma avremmo voluto vederti anche come il rivoluzionario capace di cambiare
davvero.
Forse era solo un’illusione.
Forse nemmeno tu potevi sfuggire al peso del trono su cui sedevi. Oggi non