
Budapest – Con il quindicesimo emendamento alla Costituzione, l’Ungheria guidata dal primo ministro Viktor Orbán ha introdotto un cambiamento che sta facendo discutere l’Europa: nella Legge fondamentale del Paese viene ora riconosciuto ufficialmente che “una persona è o uomo o donna”. Una presa di posizione netta, che si inserisce nel più ampio progetto del governo ungherese di contrastare quella che definisce l’“ideologia gender” promossa dalle correnti liberal-progressiste occidentali.
L’emendamento, approvato questa settimana con 140 voti favorevoli e solo 21 contrari nel Parlamento di Budapest (Országgyűlés), è stato salutato dalla maggioranza come una difesa dei valori tradizionali e della protezione dell’infanzia. Al tempo stesso, ha suscitato la dura reazione delle opposizioni, in particolare del partito di sinistra Momentum, i cui membri hanno protestato in aula con fischietti e, in occasione di precedenti provvedimenti, persino con fumogeni.
Una linea dura: no alla teoria gender e ai Pride
Il nuovo emendamento non si limita a una dichiarazione d’intenti. Tra le novità più discusse c’è la clausola che stabilisce la precedenza della tutela dello sviluppo fisico, mentale e morale dei minori su altri diritti fondamentali, fatta eccezione per il diritto alla vita. Un principio che conferisce alla polizia poteri rafforzati per limitare eventi pubblici come le parate del Pride, considerate contrarie alla protezione dei minori.
La modifica rafforza così una serie di misure già adottate dal governo Orbán, che l’anno scorso ha vietato la promozione dell’identità LGBT nelle scuole e nei media rivolti ai bambini. La nuova disposizione costituzionale si configura come una blindatura legislativa di tale orientamento, rendendo più difficile qualsiasi tentativo di revoca futura.
Sovranità nazionale, droga e contanti: la visione di Orbán
Il pacchetto di modifiche costituzionali non si ferma al tema dell’identità sessuale. Un altro elemento rilevante riguarda il diritto dei cittadini a pagare beni e servizi in contanti, in un momento in cui cresce la pressione internazionale per adottare valute digitali controllate dalle banche centrali (CBDC). Per il governo ungherese, si tratta di una difesa della libertà personale contro il rischio di una sorveglianza statale sulle spese dei cittadini.
Inoltre, l’emendamento conferisce al governo la possibilità di revocare la cittadinanza a chi possiede doppia nazionalità ed è considerato una minaccia all’ordine pubblico o alla sicurezza nazionale. Chi perde il passaporto ungherese potrà essere espulso dal territorio nazionale.
Infine, è stato inserito nel testo costituzionale il divieto assoluto alla produzione, promozione, vendita e consumo di droghe illegali.
Orbán: “In Ungheria il buon senso conta”
Commentando l’approvazione dell’emendamento, Viktor Orbán ha dichiarato:
“Stiamo proteggendo lo sviluppo dei bambini, affermando che una persona nasce maschio o femmina e opponendoci fermamente alla droga e alle interferenze straniere. In Ungheria, il buon senso conta”.
Balázs Orbán, direttore politico del primo ministro (nessuna parentela), ha aggiunto:
“Queste misure rispondono alla crescente pressione liberale per smantellare le fondamenta della famiglia, della normalità e dell’identità nazionale. In Ungheria, questi principi non sono negoziabili”.
Un ulteriore strappo con Bruxelles
La decisione del governo ungherese potrebbe acuire ulteriormente le tensioni con l’Unione Europea. Bruxelles ha già congelato miliardi di euro destinati all’Ungheria, in parte proprio per le politiche restrittive verso l’ideologia LGBT, che l’UE considera discriminatorie. La nuova modifica costituzionale potrebbe essere interpretata come una sfida aperta agli standard europei in materia di diritti civili.
La partita tra Budapest e Bruxelles è tutt’altro che chiusa. L’Ungheria di Orbán continua a marciare su una strada propria, ribadendo con forza la centralità dei valori conservatori, la difesa della sovranità nazionale e il rifiuto delle ingerenze ideologiche esterne. Un percorso che, tra consensi interni e scontri internazionali, sta ridefinendo il volto costituzionale del Paese.