
Il presidente dell’Assemblea nazionale della Republika Srpska, Nenad Stevandić, ha lanciato un’allarmante dichiarazione affermando che esisterebbero informazioni su un presunto piano per assassinare il presidente della Republika Srpska, Milorad Dodik, in caso di un suo eventuale arresto. Le sue parole, rilasciate durante un’intervista all’emittente televisiva Pink, gettano nuova luce sulle tensioni politico-istituzionali in corso nella regione.
“È assolutamente vero. Quel problema esisteva già prima, quando lui [Dodik] venne processato. Fu anche un momento delicato quando un gran numero di persone andò a sostenerlo presso il tribunale di Sarajevo, e poi fu abbandonato. Alcuni edifici osservati erano contrassegnati come luoghi da cui Dodik avrebbe potuto essere colpito. Ma non è una novità, fin dall’inizio,” ha affermato Stevandić.
Secondo Stevandić, le autorità della Republika Srpska sarebbero sottoposte a forti pressioni a causa della loro determinazione a non rinunciare alle proprie giurisdizioni costituzionali. Il presidente dell’Assemblea ha parlato apertamente di una “persecuzione politica e giudiziaria” orchestrata per indebolire l’entità e, indirettamente, destabilizzare anche la Serbia.
“Ci stanno, per così dire, annunciando questa opzione: se non ci ritiriamo, se non smettiamo di proteggere la Republika Srpska, la sua proprietà, la sua capacità di prendere decisioni autonome, e – cosa più importante – se non smettiamo di svolgere il nostro lavoro istituzionale, ci perseguiteranno,” ha dichiarato.
Stevandić ha ringraziato la Serbia, l’Ungheria e altri Paesi per il sostegno ricevuto riguardo la recente richiesta all’Interpol, definendola una questione di “persecuzione politica, non di giustizia”.
Inoltre, ha rivelato di essere egli stesso sotto inchiesta a causa delle sue normali attività parlamentari.
“Sono sospettato perché programmavo le sessioni e presiedevo il parlamento, che sono miei obblighi costituzionali. Se non l’avessi fatto, l’Assemblea non avrebbe potuto funzionare. È semplicemente incredibile. Siamo sospettati di aver fatto il nostro lavoro. È la prima volta che succede una cosa del genere,” ha sottolineato.
La gravità delle accuse solleva interrogativi sulla stabilità della regione e sul futuro delle relazioni tra le istituzioni della Bosnia-Erzegovina. Mentre si attendono eventuali sviluppi ufficiali, le parole di Stevandić risuonano come un chiaro segnale dell’inasprimento dello scontro politico in atto.