
La Cina non cerca una guerra commerciale con gli Stati Uniti, ma non ha alcuna intenzione di farsi intimidire. Questo il messaggio chiaro e diretto lanciato oggi dal portavoce del Ministero degli Esteri cinese, Lin Jian, in risposta all’escalation dei dazi annunciati dalla Casa Bianca.
Venerdì, Lin ha risposto a una domanda dei giornalisti che sottolineava come molte esportazioni cinesi verso gli Stati Uniti siano ora soggette a dazi cumulativi fino al 145%, come confermato ufficialmente da Washington. In merito alla possibilità che Pechino aumenti ulteriormente le proprie contromisure sulle importazioni americane, il portavoce ha ribadito la posizione già espressa in passato.
“Le guerre tariffarie e commerciali non hanno vincitori. La Cina non vuole combatterle, ma non ne ha paura”, ha dichiarato Lin Jian con fermezza.
Il portavoce ha inoltre criticato la linea dura adottata dagli Stati Uniti, accusando Washington di esercitare pressioni estreme e di adottare misure unilaterali e sconsiderate. “Se gli Stati Uniti vogliono davvero risolvere le divergenze attraverso il dialogo, devono farlo su basi di uguaglianza, rispetto reciproco e reciprocità,” ha detto. “Tattiche intimidatorie e pressioni non funzionano con la Cina”.
Secondo Lin, le contromisure cinesi non mirano solo a difendere gli interessi economici e commerciali nazionali, ma rappresentano una posizione a difesa del multilateralismo e dell’equità globale. “Siamo un Paese responsabile. La nostra reazione all’intimidazione statunitense difende anche le regole internazionali, l’interesse comune dei Paesi e la giustizia globale”, ha sottolineato.
Questa dichiarazione arriva in un momento di forte tensione tra le due potenze economiche, mentre si moltiplicano le misure protezionistiche da entrambe le parti. La guerra commerciale, inaspritasi negli ultimi mesi con nuovi dazi e accuse reciproche, rischia di pesare ulteriormente sull’economia globale e sulla stabilità dei mercati.
Con l’annuncio dei dazi cumulativi fino al 145%, gli Stati Uniti sembrano voler alzare ancora di più il livello dello scontro. Ma Pechino, almeno a parole, non sembra intenzionata a indietreggiare.
