
(AGENPARL) – Fri 04 April 2025 Cestari (ItalAfrica): dopo i dazi di Trump finalmente si scopre il
potenziale dei mercati dei Paesi dell’*Africa*
“Ci volevano i dazi di Trump per scoprire il potenziale dei mercati dei
Paesi dell’*Africa.* La Camera ItalAfrica Centrale da vent’anni –
quest’anno celebriamo il nostro ventennale – aiuta le aziende italiane a
cogliere le opportunità dei Paesi emergenti, rafforzando la loro presenza
internazionale e contribuendo così alla competitività del sistema
imprenditoriale italiano”. A sostenerlo è il presidente di ItalAfrica
Alfredo Carmine Cestari che aggiunge: “con il Piano Mattei (e non solo) ci
sono gli strumenti per rafforzare i legami economici tra il nostro Paese e
l’Africa, promuovendo scambi commerciali e investimenti che possano portare
benefici reciproci, sia in termini di sviluppo per i paesi africani sia di
nuovi sbocchi per le imprese italiane. E in questo non partiamo da zero.
L’export del made in Italy ha già importanti risultati in particolare in
Angola (+9,4%), Marocco (+9%), Tanzania (+8,4%), Egitto (+0,7%)
e Algeria (+6,5%), mentre in attuazione del Piano Mattei, dalla fase di
avvio Sace ha garantito 1,5 miliardi di euro di operazioni (che hanno
abilitato progetti dal valore di 13,5 miliardi) e ne ha allo studio
ulteriori 8,7 miliardi in tutto il continente. Ma si può fare ancora di più
con in mano una bussola ben tarata, su dove andare ad investire per cercare
nuovi consumatori che in Africa nei prossimi anni cresceranno per alcune
decine di milioni. La bussola è il progetto Sud Polo Magnetico promosso
dalla Camera di Commercio ItalAfrica Centrale. Chiaramente non si può
intervenire su tutti gli Stati. Noi proponiamo che si scelgano alcuni
Paesi-target e di intervenire dove le imprese italiane stanno già
investendo, ossia soprattutto nell’Africa sub-sahariana, da dove peraltro
provengono i flussi migratori. Il nostro piano integra due possibili
soluzioni, mirate in primis all’intervento nei Paesi di origine delle
migrazioni. Intervenendo su numero limitato di territori, i risultati
sarebbero più visibili e concreti, evitando così piccoli interventi a
pioggia. Mozambico, Burundi, Ruanda, Uganda, Gabon, i due Congo, Camerun e
Angola possono essere presi come primo riferimento per avviare la
cooperazione. Andare nei luoghi da dove partono i flussi per arginare
l’emergenza immigrazione. E’ la nostra proposta. Guinea, Costa d’Avorio,
Sudan, Kenya, Etiopia, Repubblica democratica del Congo sono i principali
Paesi di provenienza di chi cerca fortuna in Europa. Il nostro compito è
dunque quello di avviare una vera e propria rivoluzione culturale, di far
capire alle popolazioni di quei territori che esiste un’alternativa
possibile. Che si possono avviare, nei loro Paesi, progetti volti a
migliorare la qualità di vita e, perché no, di creare lavoro. Penso che
questa sia in generale la strada maestra per arrestare i flussi migratori,
per dare alle persone una speranza vera. L’Europa è su questo che deve
impegnarsi. Ora la cooperazione Italia-Africa – aggiunge Cestari – è ad
una svolta storica. Al centro i temi dell’internazionalizzazione delle
imprese italiane e lo scambio con il continente africano; il ruolo del
Mezzogiorno visto come polo attrattivo; le ZES da valorizzare come
distretti economici; la strategia di sostegno al Piano Mattei. L’Africa
non ha bisogno di elemosina, ma di qualcosa di diverso: la possibilità di
competere su un campo da gioco che sia equo. Dobbiamo aiutare questo
continente a prosperare basandosi sulle sue risorse per l’avvio di una
nuova pagina nella cooperazione Italia-Africa. A prevalere è quanto
auspichiamo da tempo con il nostro impegno diretto nei Paesi Africani: un
aiuto reciproco, da pari a pari. Si tratta di perseguire l’obiettivo di
Enrico Mattei oltre la semplice pianificazione di interventi. Ragionare
sull’Africa come partner, piuttosto che come continente verso il quale
destinare un aiuto che rischierebbe di essere effimero, significa scorgere
un futuro decisamente più concreto. Perché se è vero che l’instabilità
socio-politica prosegue in numerosi Stati, un programma chiaro di
investimento e conseguente sviluppo potrebbe contribuire a smorzare persino
le criticità interne. Specie se questo fosse basato sul concetto base
dell’economia: disporre risorse per generare crescita. E soprattutto un
interscambio”.