
(AGENPARL) – Tue 01 April 2025 *COMUNICATO STAMPA*
*1 APRILE** 2025*
*LA GUERRA DEI DAZI:*
*OLTRE 7,5 MILIARDI DI EXPORT VENETO *
*NELL’OCCHIO DEL CICLONE*
*CONFAPI: «COMPATTEZZA IN EUROPA *
*PER* *DIFENDERE IL LIBERO SCAMBIO»*
*I dazi del 25% sulle auto esportate negli Stati Uniti colpiscono una
filiera già provata. Ma crescono i timori per l’intero interscambio
transatlantico, primo canale commerciale extraeuropeo per il **N**ord **E**st.
Il presidente **di Confapi Padova Marco** Trevisan: «**L’**Europa non si
divida ma nel frattempo è improcrastinabile per le imprese diversificare i
mercati di sbocco. Con SACE e Simest collaboriamo per sostenere gli
investimenti delle nostre pmi in internazionalizzazione e digitalizzazione
in un contesto competitivo sempre più critico». Sul tema, Fabbrica Padova
ha raccolto gli autorevoli interventi del professor Roberto Antonietti,
docente di Economia politica all’Università di Padova, e di Christoph
Ahlhaus, presidente della Confederazione europea delle PMI.*
Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha annunciato dazi del 25%
sulle auto importate: «È l’inizio della liberazione dell’America», ha
promesso, aggiungendo che entreranno in vigore dal 2 aprile e che, grazie a
essi, gli Usa incasseranno «tra i 600 milioni e un trilione di dollari in
due anni». Le minacce elettorali si stanno quindi trasformando in cruda
realtà. Ma quali saranno le ripercussioni per la manifattura padovana e
veneta? Fabbrica Padova, centro studi di Confapi, ha messo in fila alcuni
dei dati più significativi e raccolto gli interventi di *Christoph Ahlhaus*,
presidente della Confederazione europea delle PMI, e del professor *Roberto
Antonietti*, docente di Economia politica all’Università di Padova, la cui
approfondita analisi evidenzia come quella di Trump, al di là delle
“sparate” politiche, sia in realtà una strategia a lungo termine legata sia
alla svalutazione del dollaro che all’acquisto dei bond americani, e mirata
a portare i vari paesi a negoziare.
Nel 2024 circa il 20% delle auto vendute negli Stati Uniti erano di
produzione europea, con un ruolo preponderante della Germania, che, secondo
i dati del Dipartimento del commercio americano, ha esportato veicoli per
un valore di 24,8 miliardi di euro. Come noto, la filiera produttiva
italiana è strettamente collegata a quella tedesca, tanto che attualmente
tra il 10% e il 30% dei componenti di un’auto prodotta negli stabilimenti
di Bmw, Volkswagen o Mercedes proviene dall’Italia. Pertanto, i dazi
statunitensi, che potrebbero riguardare anche le componenti, hanno un
impatto significativo sia diretto che indiretto sul nostro sistema
industriale. Nello specifico, sono 56 le imprese coinvolte direttamente nel
settore automotive del territorio padovano e più di duemila (2.065) quelle
interessate dalla filiera. Allargando la prospettiva all’intero Veneto si
sale a 306 imprese produttive nel settore automotive, attive soprattutto
(182) nella fabbricazione di parti e accessori per gli autoveicoli e i loro
motori. Ma sono 11.283 quelle che compongono la filiera regionale, che
comprende la produzione di auto e componentistica, ma anche la
commercializzazione e i servizi post-vendita, dando lavoro a 26.420
dipendenti, quasi 5 mila dei quali sono padovani. Lo attesta Fabbrica
Padova, centro studi di Confapi, che, partendo dai dati Istat e Unioncamere
del Veneto relativi agli insediamenti nel territorio, ha così calcolato
quante imprese potrebbero pagare ripercussioni.
Allargando l’analisi agli altri settori, occorre dire che oggi gli Stati
Uniti rappresentano per l’export del territorio il terzo mercato di sbocco
(dietro a Germania e Francia), facendo entrare nelle casse delle imprese
venete un valore che, nel 2023, ha superato i 7.56 miliardi, di cui 1,23
legati alle esportazioni padovane (mentre le importazioni ammontavano
invece a 152 mila euro, con un surplus, quindi, di quasi un miliardo e 100
milioni). I settori più esposti includono moda, mobili, legno, metalli e
altre manifatture, dove la provincia ha una presenza significativa. Ma,
come rimarcato, l’incidenza delle esportazioni dirette negli Stati Uniti
sono solo uno degli aspetti da prendere in esame, perché su ogni
prospettiva incide la stretta connessione esistente tra l’economia italiana
e quella della Germania, in particolare attraverso la subfornitura
meccanica: negli ultimi due anni la recessione tedesca è costata all’Italia
2 decimi di Pil, a causa della significativa contrazione dell’export verso
il Paese. Le esportazioni venete verso la Germania nel 2023 hanno superato
gli 11 miliardi, mentre quelle delle imprese padovane ammontavano, da sole,
a 1,8 miliardi.
In un recente studio, Fabbrica Padova ha già stimato il possibile “danno”
per l’economia del territorio, basandosi sulla prospettiva ipotizzata dalla
società di consulenza e ricerca economica Prometeia, che tiene conto di due
diverse ipotesi. Nel complesso, il ricorso alle politiche protezionistiche
annunciato da Trump potrebbe far perdere alle imprese padovane almeno 76
milioni di euro, che diventano 465 milioni se si allarga la prospettiva
all’intero Veneto. Ma è solo lo scenario meno fosco, perché ce n’è anche un
altro, che presenta un conto di 132 milioni per il territorio provinciale e
di 812 per quello regionale. A livello nazionale, con le esportazioni verso
gli Usa che nell’ultimo anno hanno superato i 67 miliardi di euro,
l’aggravio sarebbe di 4,12 miliardi col primo scenario, che salirebbero a
7,20 miliardi col secondo.
«Quello che il presidente Trump non sembra considerare sono le
ripercussioni che ci saranno: ritorsioni, effetti inflazionistici,
interruzioni nelle catene di approvvigionamento e, soprattutto, una
contrazione di quelle stesse importazioni che intende tassare. I dati che
abbiamo preso in esame attraverso il nostro centro studi lo confermano
chiaramente», afferma *Marco Trevisan*, presidente di Confapi Padova.
«Questa situazione richiede un’approfondita e urgente riflessione sul
futuro del nostro sistema industriale, anche perché, se la misura oggi
riguarda l’automotive, è probabile che si estenda a breve ad altri settori,
come minacciato dal presidente Trump, che ha citato farmaceutica e legno,
dopo aver già colpito acciaio e alluminio e messo in ginocchio le
esportazioni vinicole. Per il comparto manifatturiero veneto, fortemente
orientato all’export, provvedimenti di questo tipo rappresenterebbero un
ulteriore ostacolo alla capacità competitiva delle nostre imprese sui
mercati internazionali: è evidente che un aumento dei dazi rischierebbe di
destabilizzare l’equilibrio economico, colpendo interi settori produttivi e
mettendo a dura prova la solidità del nostro tessuto industriale. Occorre
una risposta coordinata a livello europeo e, in questo senso, va rimarcato
quello che forse è l’unico effetto positivo che hanno apportato le continue
minacce del presidente Trump: risvegliare l’Europa dal letargo in cui era
precipitata e ricompattarla dopo anni in cui i campanilismi sono spesso
stati privilegiati a discapito dell’interesse comune. Di fronte ai dazi, è
essenziale agire con prontezza per scongiurare una guerra commerciale,
approfondendo tutte le opzioni, perché il focus deve restare su un dialogo
costruttivo con Washington. È essenziale che l’Europa mostri compattezza e
forza negoziale, tutelando il libero scambio e una concorrenza equa.
Parallelamente, diventa ancora più cruciale il ricorso a interventi come il
supporto all’export, incentivi per la diversificazione dei mercati e
investimenti in innovazione e digitalizzazione. Diversificare diventa
cruciale e, in questo sforzo corale, che coinvolge Governo, Ice e tutti gli
enti che lavorano con l’estero, un ruolo di primo piano lo rivestono
proprio le associazioni di categoria come la nostra, chiamate ad
accompagnare le imprese, indicando la rotta, collaborando con SACE e Simest
Sul tema, Fabbrica Padova ha raccolto anche l’analisi del professor *Roberto
Antonietti* – Dipartimento di Scienze Economiche e Aziendali “Marco Fanno”
dell’Università di Padova, dove insegna Istituzioni di Economia Politica,
Economics of Innovation ed Economic Globalization and Human Rights («Quella
di Trump è una strategia a lungo termine per portare tutti a negoziare»), e
di *Christoph Ahlhaus*, presidente dell’European Entrepreneurs CEA-PME, la
Confederazione europea delle PMI («No a ritorsioni reciproche, sì a
immediati negoziati da parte dell’UE»), disponibili in allegato.
[image: tabella_FILIERA-AUTOMOTIVE-VENETO-PADOVA.jpeg]
*Nelle foto **Marco Trevisan, Roberto Antonietti **e Christoph Ahlhaus*
Diego Zilio
*Ufficio Stampa Confapi Padova*
*Diego Zilio*
*Ufficio Stampa*
*CONFAPI PADOVA*
Via Salboro, 22/b
35124 Padova
*www.confapi.padova.it *