
(AGENPARL) – Sun 23 March 2025 https://www.aduc.it/articolo/nei+paesi+bassi+chiesa+cento+pastori+chissa+quanta_38976.php
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Nei Paesi Bassi una chiesa, cento pastori e chissà quanta gente svolge un culto senza fine per proteggere dalla deportazione una famiglia uzbeka
Nei Paesi Bassi vige una norma civilissima che vieta alle forze dell’ordine di fare irruzione nei luoghi di culto, durante una funzione, per operare arresti e portare gli stranieri in centri di detenzione.
Ma, per tenere lontana dal luogo di culto la polizia, bisogna che la funzione religiosa non cessi neppure un attimo. Ne scaturisce quindi una maratona diurna e notturna che può durare molto a lungo, anche diversi mesi, come ci ragguaglia, nel numero 11/2025, il settimanale “Riforma” .
E’ quanto sta avvenendo da 100 giorni nella chiesa Open Hof di Kampen, una cittadina di circa cinquantamila abitanti situata nella provincia di Overijssel.
Il motivo, che ha spinto il pastore Kasper Jager e il Consiglio di Chiesa ad accogliere e proteggere la famiglia uzbeka Babayants, è questo: la famiglia approdò nei Paesi Bassi undici anni fa, ma la loro domanda di asilo, dopo anni di ricorsi, è stata definitivamente respinta verso la fine del 2024. Ma che cosa è successo in questi undici anni? Molto semplicemente, il figlio e la figlia, che allora erano piccoli, adesso sono dei giovanetti, mentre sono nate altre due bambine. E, inoltre, tutta la famiglia è una pura e semplice “famiglia olandese”, come la definisce la portavoce della chiesa, aggiungendo che «Sono completamente integrati, parlano la lingua, i bambini vanno a scuola qui e si sono costruiti una vita».
E, dunque, dove dovrebbero andare, adesso? Il respingimento della richiesta di asilo, che arriva dopo undici anni, è una autentica crudeltà, oltre a una ferita che la società nederlandese fa a sé stessa, privandosi di cittadini/e validi e certamente fedeli al Paese non foss’altro per la riconoscenza, che gli portano per avere loro consentito di vivere in pace.
Il pastore Jager, quindi, attraverso il sito web appositamente creato, ha fatto appello agli altri pastori, in modo tale da «trasmettersi la celebrazione a vicenda, con canti, preghiere e letture».
Una cosa del genere era già avvenuta nella chiesa protestante di Bethel all’Aja, sempre nei Paesi Bassi dal 26 ottobre 2018 fino al febbraio 2019. Allora si trattava di proteggere una famiglia armena fuggita nei Paesi Bassi otto anni prima. Il culto non stop fu celebrato per 95 giorni, quando il Governo dei Paesi Bassi, finalmente, concesse asilo politico alla famiglia Tamrazyan, padre, madre e tre figli giovanissimi, allora di 15, 18, 21 anni, tutti ormai pienamente olandesi.
La speranza, oggi, è che anche questa maratona di Kempen abbia lo stesso successo.
“Il pastore Jager – si legge sul settimanale ‘Riforma’- è consapevole della finitezza di questa azione”: «Sappiamo che un giorno finirà, ma speriamo che prima venga trovato un buon accordo per questa famiglia e per gli altri bambini che hanno messo radici nei Paesi Bassi. Non si tratta solo di loro, ma di circa 350 bambini che vivono qui da più di cinque anni e sono completamente olandesi».
E, per finire, aggiungo un auspicio che solo adesso sento vivo dentro di me: che a fare da pubblico a questo culto continuo non siano soltanto cristiani, ma anche buddhisti, maomettani, fino ad agnostici e atei, tutti uniti nello spirito di umanità e giustizia che anima questa impresa.
Annapaola Laldi, consulente Aduc
COMUNICATO STAMPA DELL’ADUC
URL: http://www.aduc.it
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