
(AGENPARL) – lun 03 marzo 2025 3 marzo 2025
SOLARIS: LE PRIME IMMAGINI IN BANDA RADIO DEL SOLE
DAL NUOVO OSSERVATORIO ITALIANO IN ANTARTIDE
Da oggi, l’osservazione del Sole alle alte frequenze radio si arricchisce dei dati di Solaris, progetto
scientifico coordinato dall’Istituto Nazionale di Astrofisica nell’ambito del Piano Nazionale di Ricerca in
Antartide (PNRA). Partendo dal Polo Sud, Solaris punta a espandersi anche nell’emisfero
settentrionale, creando una rete globale per un monitoraggio continuo del Sole, con importanti
applicazioni per la meteorologia dello spazio.
L’osservatorio Solaris è un innovativo progetto scientifico e tecnologico – frutto di una collaborazione
tra diverse istituzioni scientifiche nazionali coordinate dall’Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF),
dall’Università degli Studi di Milano e dall’Università di Milano-Bicocca nell’ambito del PNRA
(Piano Nazionale di Ricerca in Antartide) – finalizzato allo sviluppo di un sistema di monitoraggio
continuo del Sole alle alte frequenze radio, per studi di fisica fondamentale, climatologia spaziale e
interazioni Terra-Sole.
Nonostante sia attivo da pochissimo tempo e ancora nelle fasi iniziali di sviluppo (è infatti passato poco
più di un anno dalla sua costituzione), Solaris ha già prodotto dati interessanti dal punto di vista
scientifico per applicazioni di climatologia spaziale, in particolare mappe solari che consentono di
studiare in banda radio a 95 gigahertz l’evoluzione della regione attiva che ha prodotto le
tempeste solari responsabili dell’aurora di capodanno, visibile anche alle nostre latitudini. Le
immagini sono state ottenute nelle scorse settimane, e sono tuttora in fase di analisi e interpretazione
da parte di un team multidisciplinare di esperti.
“La possibilità di monitorare, comprendere e prevedere la mutevole fenomenologia solare e il suo
notevole impatto con l’ambiente spaziale e il nostro pianeta è una sfida che acquista sempre più
importanza” dice Alberto Pellizzoni, astrofisico INAF e responsabile scientifico del progetto Solaris,
che prosegue: “Per affrontare questa sfida è necessario investire per trasformare e potenziare
strumenti già esistenti o crearne di nuovi in una efficiente rete solare internazionale, anche nel
contesto degli accordi in essere tra diversi Enti in Italia (INAF, INGV, ASI, Aeronautica Militare e varie
Università) per sviluppare servizi dedicati allo Space Weather, e capire come il Sole influisca sulle
nostre tecnologie e la nostra vita sulla Terra”.
Il progetto Solaris prevede l’implementazione di ricevitori radioastronomici dedicati e intercambiabili
su piccoli radiotelescopi della classe di 2.6 metri di diametro, già presenti in Antartide nelle basi italiane
Mario Zucchelli e Concordia e adattati per osservazioni solari ad alta frequenza, dell’ordine delle decine
di giga hertz (Ghz). Ciò consente di ricevere onde radio emesse dal Sole, la cui lunghezza d’onda varia
da qualche centimetro a qualche millimetro. Con questo tipo di osservazioni è possibile avere una
nuova “finestra” in cui studiare il Sole e i suoi fenomeni, rilevando con precisione la temperatura e i
brillamenti della corona solare e fare previsioni sulle possibili tempeste geomagnetiche. Al progetto,
oltre alle sedi INAF di Cagliari, Bologna, Trieste, Milano e alle Università degli Studi di Milano e MilanoBicocca, partecipano le Università di Roma Sapienza, Tor Vergata e Roma Tre, l’Agenzia Spaziale
Italiana, l’Aeronautica Militare Italiana, l’Università Cà Foscari di Venezia, il Consiglio Nazionale delle
Ricerche.
Francesco Cavaliere e Marco Potenza, del Dipartimento di Fisica dell’Università di Milano, affermano:
“Vediamo finalmente venire alla luce i primi risultati di un lungo progetto a cui abbiamo lavorato per
quasi dieci anni, dopo che il PNRA ci aveva chiesto di prenderci carico delle infrastrutture nelle due
basi. Il lavoro da fare è ancora moltissimo, ma i primi risultati sono di grande soddisfazione anche in
funzione delle scarsissime risorse che abbiamo avuto a disposizione. La riuscita di questa prima fase
è anche una valorizzazione delle attività svolte proprio a Milano, dove abbiamo un telescopio prototipo
con cui validare tutte le procedure e risolvere gran parte dei problemi prima di arrivare a lavorare al
Polo”.
“Solaris rappresenta uno dei progetti di punta del PNRA in campo astrofisico ed uno tra i più promettenti
programmi astrofisici che operano nelle aree polari a livello internazionale – sostiene Massimo Gervasi,
docente dell’Università di Milano-Bicocca e membro del Physical Science Group dello SCAR (Scientific
Committee on Antarctic Research) -. L’analisi delle immagini di Solaris, correlata con le immagini fornite
dai satelliti a più alte energie da un lato e i dati sulle particelle energetiche solari dall’altro, aiuterà a
comprendere meglio i fenomeni fisici che stanno alla base delle emissioni solari energetiche”.
In presenza di condizioni di visibilità del cielo ottimali come quelle antartiche, Solaris sarà l’unica
installazione a offrire un monitoraggio continuo del Sole ad alte frequenze radio permettendo di
osservare le variazioni che avvengono nella cromosfera solare, uno strato dell’atmosfera della
nostra stella in cui si formano fenomeni altamente energetici come brillamenti ed espulsioni di massa
coronale. Monitorare le variazioni in questa banda radio permette di identificare segnali precursori di
tempeste geomagnetiche, che potrebbero interferire con le nostre tecnologie nello spazio e a terra.
La scelta di posizionare a una latitudine così meridionale Solaris non è dovuta solo alla limpidezza
dell’atmosfera, garantita dalla bassa umidità che altrimenti assorbirebbe i segnali radio ad alta
frequenza, ma anche e soprattutto alla lunga persistenza del Sole nel cielo durante l’estate antartica
(che corrisponde al nostro periodo invernale), seppure molto basso rispetto all’orizzonte. Nei pressi dei
poli terrestri, infatti, è possibile – durante i rispettivi periodi estivi – osservare la nostra stella per oltre 20
ore al giorno.
Per poter offrire un monitoraggio solare costante durante tutto l’anno, il progetto Solaris sarà dunque
implementato anche nell’emisfero settentrionale con lo sviluppo di una stazione sulle Alpi (presso
l’Osservatorio climatico Testa Grigia del CNR, a 3500 metri s.l.m., in Valle D’Aosta) e altre in