
Abbiamo la Costituzione più bella del mondo. Dicono. Ma è proprio così? Chiedeva il compianto Presidente Francesco Cossiga…
Egli contestava la logica “da CLN” che ispirava la Charta, un documento compromissorio che – temeva – avrebbe provocato pure dei danni in futuro.
Vediamo, ad esempio, le questioni di al-Masri oppure quella dei migranti portati nella base in Albania.
Due vicende in cui il governo ci sta mettendo la faccia e su cui la Magistratura (Inquirente nel primo caso e Giudicante nel secondo) ha finito, di fatto, per gettare all’aria – presso la pubblica opinione – il senso di due iniziative, pur apprezzate all’estero, che il governo Meloni stava intraprendendo.
La Magistratura non ha alcun interlocutore con cui interfacciarsi (a meno che non si compiano atti del tutto inconsulti, c’è il CSM), mentre la politica – di regola a ogni lustro – deve rendere di conto agli elettori. Che, poi, in definitiva sono la vera fonte da cui ogni potere origina.
Si era tentato più volte un difficile equilibrio tra i tre poteri dello Stato: però va messo ancora mano ad esso quanto prima. Per risolvere tutta la foresta inestricabile che ha nella Legislazione… per stratificazioni successive… l’origine del male. Sì: perché in un Paese dove alla fine finisce per valere – contemporaneamente – il tutto e il suo esatto contrario è persino ovvio che sulla interpretazione delle norme si giochi tutto il futuro. L’interpretato dà insicurezza.
La confusione della regola non trae solo origine dalla norma sempre interpretabile dal magistrato di turno, ma pure dal fatto che questa tragga origine dai molti compromessi politici che dominarono nei decenni del vissuto sistema proporzionale e che ora non sono più tollerati. Perché determinano conflitti a iosa.
Ma l’Arbitro dov’è? Cosa fa? Altri due quesiti questi che si finisce per temere siano destinati a rimanere senza risposta.
Se non si affrontano ammodo e per tempo questi nodi, il vaticínio del compianto Presidente Francesco Cossiga sarà ancora la dominante della nostra vita futura.