
“È una mia decisione incondizionata quella di dimettermi”, afferma Milos Vucevic.
Martedì, il primo ministro serbo Milos Vucevic ha annunciato le sue dimissioni in una conferenza stampa, ponendo fine a un periodo di forte pressione politica e sociale segnato da mesi di proteste di massa. La crisi è scoppiata a seguito del tragico crollo di una pensilina di cemento nella stazione ferroviaria di Novi Sad, avvenuto lo scorso novembre, che ha provocato la morte di 15 persone.
Le dimissioni di Vucevic arrivano in un momento cruciale per la Serbia, appena un giorno dopo che i manifestanti, con il sostegno degli agricoltori, hanno paralizzato il traffico in un importante incrocio di Belgrado durante una protesta che ha avuto ampia partecipazione.
Le cause delle proteste
La tragedia del 1° novembre ha scatenato una serie di proteste popolari senza precedenti contro il governo. I manifestanti hanno accusato l’amministrazione di negligenza e corruzione, ritenendola responsabile delle scarse misure di sicurezza che hanno portato al crollo della pensilina.
Le richieste iniziali di giustizia per le vittime si sono rapidamente evolute in una mobilitazione più ampia per la trasparenza e la responsabilità politica. Il governo di Vucevic è stato accusato di scarsa gestione e di mancata attenzione ai problemi strutturali del paese.
La pressione crescente
Nella giornata di lunedì, migliaia di studenti hanno invaso le strade della capitale serba, bloccando un incrocio chiave come segnale di protesta contro l’inazione del governo. Questo gesto è stato accompagnato da altre manifestazioni in tutto il paese, amplificando ulteriormente la pressione sull’amministrazione Vucevic.
Le dimissioni del primo ministro sono dunque arrivate in un clima di crescente tensione politica, con la popolazione che chiede un cambio di direzione e maggiore trasparenza nelle istituzioni pubbliche.
Cosa succede ora?
La decisione di Vucevic potrebbe aprire la strada a sviluppi politici significativi in Serbia. Secondo la costituzione, il parlamento ha ora 30 giorni per nominare un nuovo governo o, in alternativa, convocare elezioni parlamentari anticipate.
Le dimissioni del premier segnano una svolta importante, ma lasciano la Serbia in un momento di incertezza. Il paese è ora in attesa di capire se le richieste dei manifestanti troveranno una risposta concreta nelle decisioni future delle istituzioni.
Le proteste, che hanno coinvolto studenti, agricoltori e altre categorie sociali, rappresentano un segnale chiaro di una società che reclama maggiore giustizia e responsabilità da parte dei suoi leader.