La certificazione dei crediti di imposta ricerca e sviluppo nel primo anno di attuazione della riforma, la rilevanza giuridica e le prospettive degli atti che caratterizzano la nuova disciplina. Questo il focus dell’iniziativa che si è tenuta a Palazzo Piacentini alla presenza del ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, e che ha visto la partecipazione dei rappresentanti del Mimit, di Confindustria, dell’Agenzia delle Entrate, dell’Associazione Italiana per la Ricerca Industriale e di docenti universitari.
“Le attività che abbiamo messo in campo in questi mesi di attuazione della riforma, realizzata per tamponare un lascito del passato, stanno dando i frutti sperati ed evidenziano un quadro confortante anche per il futuro”, ha dichiarato Urso. “Dobbiamo continuare ad agire su questa strada implementando le misure già realizzate e avviando un rapporto più collaborativo, chiaro e trasparente tra lo Stato, le sue amministrazioni, i suoi strumenti e le imprese, vero motore della crescita economica”, ha concluso.
Dai dati presentati emerge, infatti, un aumento in questo primo anno di applicazione della riforma – introdotta dall’art. 23 del d.l. n. 73/2022 – delle richieste di certificazione attestanti la qualificazione delle attività di ricerca e sviluppo, di innovazione tecnologica e di design e ideazione estetica. Il numero dei progetti inseriti a sistema ha registrato un aumento rispetto l’anno precedente, raggiungendo quota 6577. Di questi, 2600 sono stati già certificati, corrispondenti al 40% del totale con una media crescente di più di 500 richieste al mese e un picco negli ultimi trenta giorni di 1000 certificazioni inviate.
A seguito della riforma, sono aumentante anche il numero delle imprese con almeno un progetto inserito nel sistema, arrivate a 1817, e il numero dei certificatori iscritti all’albo, divenuti 556.
Tra le principali categorie merceologiche, che hanno quindi canalizzato le richieste di certificazione delle imprese, emergono le attività di ricerca e sviluppo per la produzione di software, quelle per la fabbricazione dei macchinari e quelle per la produzione di prodotti in metallo.
Infine, riguardo alla distribuzione delle certificazioni inviate per regione, dallo studio emerge il primato della Lombardia con 398 progetti all’attivo, seguono poi Lazio, Marche e Toscana.