
Il governo francese, guidato dal primo ministro Michel Barnier, è vicino al collasso dopo che il Raggruppamento Nazionale (RN) di Marine Le Pen ha annunciato il suo sostegno a una mozione di sfiducia presentata dalla sinistra radicale. La crisi politica, scaturita dalla controversa decisione di Barnier di utilizzare l’articolo 49.3 della Costituzione per far passare misure di austerità senza il voto dell’Assemblea Nazionale, potrebbe segnare la caduta dell’esecutivo già questa settimana.
Una crisi nata dalle misure di austerità
Barnier, ex negoziatore dell’UE per la Brexit e figura centrista di Les Républicains, era stato nominato primo ministro dal presidente Emmanuel Macron a settembre per guidare la Francia in un periodo di instabilità politica e crisi del debito. Tuttavia, la sua proposta di bilancio, che prevede 60 miliardi di euro tra tagli alla spesa pubblica e aumenti delle tasse, ha suscitato un’ondata di opposizioni.
In particolare, la misura più contestata riguarda il ritardo negli adeguamenti dell’inflazione per le prestazioni sociali agli anziani, che, secondo il governo, avrebbe fatto risparmiare 4 miliardi di euro. Gli oppositori, però, ritengono che questa politica colpisca duramente le fasce più vulnerabili della popolazione.
“Ho raggiunto la fine del dialogo,” ha dichiarato Barnier al Figaro, annunciando l’uso dell’articolo 49.3, una scappatoia costituzionale che consente al governo di bypassare il voto parlamentare per approvare leggi urgenti.
La convergenza tra estrema destra e sinistra
La mossa di Barnier ha scatenato una risposta immediata da parte della leader di La France Insoumise (LFI), Mathilde Panot, che ha presentato una mozione di sfiducia, questa volta con il sostegno decisivo del Raggruppamento Nazionale di Le Pen.
“Non c’è via d’uscita per un governo che si aggrappa al macronismo,” ha dichiarato Jordan Bardella, presidente del RN. “Il Raggruppamento Nazionale voterà per la censura.”
Marine Le Pen ha sottolineato che il governo ha ignorato la volontà degli 11 milioni di elettori del RN e ha promesso di sostenere qualsiasi iniziativa volta a rimuovere Barnier dall’incarico:
“Barnier ha superato le linee rosse. È tempo di ripristinare la volontà popolare.”
Un precedente storico
Se la mozione di sfiducia dovesse essere approvata, Barnier sarebbe il primo primo ministro francese a cadere per questa via dal 1962, quando Georges Pompidou fu costretto alle dimissioni durante la presidenza di Charles de Gaulle.
La caduta del governo potrebbe gettare la Francia nel caos politico e finanziario. Con il presidente Macron impossibilitato a convocare nuove elezioni legislative fino a giugno 2024, l’Eliseo avrebbe poche opzioni:
- Reintegrare Barnier con un governo minoritario, paralizzato all’Assemblea Nazionale.
- Formare un governo tecnocratico, una soluzione sperimentata in Italia ma mai adottata in Francia.
Un rischio per la stabilità finanziaria
La crisi politica rischia di bloccare l’approvazione del bilancio per il 2025, con conseguenze potenzialmente gravi per l’economia francese. L’incertezza potrebbe causare il declassamento del rating creditizio del paese, aumentando il costo del debito e complicando ulteriormente la gestione della crisi fiscale.
La possibilità di un default tecnico o di un intervento dell’UE non è esclusa, in particolare se la Francia dovesse perdere l’accesso ai fondi comunitari per mancanza di riforme strutturali.
Una Francia divisa e in bilico
La situazione riflette una profonda frattura nel panorama politico francese, con il blocco centrista di Macron sempre più isolato tra una sinistra radicale determinata a rovesciare l’austerità e un’estrema destra che punta a capitalizzare l’insoddisfazione popolare.
Il voto di sfiducia, previsto per mercoledì, potrebbe essere il punto di svolta che definirà il futuro politico della Francia, con ripercussioni che potrebbero estendersi ben oltre i confini nazionali, destabilizzando l’intera area euro.