
Migliaia di lavoratori di Amazon in oltre 20 Paesi si preparano a scioperare e manifestare durante il weekend di shopping del Black Friday, chiedendo migliori condizioni di lavoro, diritti sindacali e un impegno concreto del colosso dell’e-commerce verso la sostenibilità ambientale e l’equità fiscale. Coordinata dalla campagna internazionale Make Amazon Pay, questa mobilitazione globale rappresenta una delle più grandi azioni di protesta mai organizzate contro il gigante di Seattle.
Le proteste, che si svolgeranno tra il Black Friday e il Cyber Monday, interesseranno città e magazzini in Paesi come Stati Uniti, Regno Unito, Germania, Francia, Turchia, India, Brasile, Giappone e Canada. Il movimento è sostenuto da un’ampia coalizione di oltre 80 sindacati e organizzazioni per i diritti dei lavoratori, tra cui l’UNI Global Union e la Progressive International, che puntano a mettere pressione su Amazon per affrontare questioni legate alla sicurezza sul lavoro, al riconoscimento sindacale, all’equità fiscale e alla responsabilità ambientale.
Secondo Christy Hoffman, segretario generale dell’UNI Global Union, “La ricerca incessante del profitto da parte di Amazon ha un costo per i lavoratori, l’ambiente e la democrazia. Nonostante i milioni di dollari spesi dall’azienda per impedire ai lavoratori di organizzarsi, le proteste in tutto il mondo dimostrano che la richiesta di giustizia non può essere fermata”.
Nel Regno Unito, le proteste si concentreranno davanti alla sede centrale di Amazon a Bishopsgate, Londra, dove gli attivisti consegneranno una petizione con oltre 110.000 firme, chiedendo la fine delle agevolazioni fiscali per Amazon UK e altre grandi multinazionali. Successivamente, è prevista una marcia fino a Downing Street, sede del governo britannico. Anche il sindacato GMB organizzerà un raduno virtuale dei lavoratori di Amazon, sulla scia del successo delle manifestazioni dello scorso anno, che hanno visto la partecipazione di lavoratori da Germania, Italia e Stati Uniti.
In Germania, mercato chiave per Amazon, migliaia di lavoratori affiliati al sindacato Ver.di incroceranno le braccia nei principali centri logistici, tra cui Dortmund, Lipsia, Coblenza, Graben, Werne, Bad Hersfeld e Rheinberg. Anche in Francia, l’organizzazione ATTAC (Associazione per la tassazione delle transazioni finanziarie e l’azione dei cittadini) terrà proteste in diverse città, con l’obiettivo di sensibilizzare l’opinione pubblica sulla necessità di una maggiore equità fiscale.
La campagna Make Amazon Pay celebra quest’anno il suo quinto anniversario, evidenziando il crescente malcontento tra i lavoratori dell’azienda, che lamentano ritmi di lavoro estenuanti, salari insufficienti, mancanza di rappresentanza sindacale e un ambiente di lavoro spesso descritto come oppressivo.
Le richieste dei manifestanti includono:
- Miglioramento delle condizioni di lavoro, con una maggiore attenzione alla sicurezza e alla riduzione dei carichi di lavoro eccessivi.
- Riconoscimento del diritto alla sindacalizzazione, osteggiato da Amazon attraverso campagne anti-sindacali e pratiche di sorveglianza dei lavoratori.
- Equità fiscale, chiedendo che Amazon contribuisca equamente alle finanze pubbliche dei Paesi in cui opera, senza ricorrere a paradisi fiscali o agevolazioni eccessive.
- Responsabilità ambientale, con la riduzione delle emissioni di carbonio e l’adozione di pratiche più sostenibili lungo tutta la filiera.
Amazon, che nel 2023 ha registrato profitti record grazie all’aumento delle vendite online, è da tempo nel mirino di sindacati, attivisti e governi per le sue pratiche lavorative e fiscali. L’azienda ha spesso negato le accuse, sostenendo di offrire salari competitivi e benefit ai suoi dipendenti, oltre a impegnarsi per raggiungere l’obiettivo di zero emissioni nette di carbonio entro il 2040.
Tuttavia, queste promesse non sembrano sufficienti per placare il malcontento. Le manifestazioni di quest’anno potrebbero segnare un punto di svolta nella lotta globale per migliorare le condizioni lavorative nel settore dell’e-commerce, un settore in continua crescita ma che deve fare i conti con crescenti richieste di equità e sostenibilità.
Le proteste globali di quest’anno contro Amazon rappresentano un segnale chiaro: i lavoratori e gli attivisti non intendono più accettare passivamente le pratiche aziendali che antepongono il profitto ai diritti umani e ambientali. Con una mobilitazione che abbraccia più di 20 Paesi, l’azione coordinata di Make Amazon Pay è destinata a far riflettere sia l’opinione pubblica che i leader politici sulle sfide legate al futuro del lavoro, della giustizia fiscale e della sostenibilità nel mondo digitale.