Un nuovo rapporto pubblicato dai Mediterranean Experts on Climate and Environmental Change (MedECC) ha lanciato un allarme su un futuro sempre più precario per le popolazioni costiere e gli ecosistemi del Mediterraneo a causa dei cambiamenti climatici. Gli esperti prevedono che l’innalzamento del livello del mare potrebbe costringere fino a 20 milioni di persone a spostarsi permanentemente dalle aree costiere entro il 2100. A questo rischio già significativo si aggiungono anche onde di calore più frequenti, inquinamento da plastica in crescita e una sempre maggiore scarsità d’acqua, minacce che incidono su tutta la regione mediterranea e mettono a rischio milioni di persone.
Una regione e la sua identità a rischio
Presentato alla COP29, il rapporto del MedECC sottolinea come l’innalzamento del livello del mare possa distruggere non solo i mezzi di sostentamento delle popolazioni, ma anche danneggiare in modo irreversibile infrastrutture vitali e patrimoni culturali di enorme valore storico. Tre dei venti aeroporti più vulnerabili al mondo per rischio di inondazioni si trovano proprio nel Mediterraneo, evidenziando la debolezza delle infrastrutture e delle reti di trasporto. Ines Duarte, responsabile del progetto sull’energia e il clima dell’Unione per il Mediterraneo, ha affermato: “Il Mar Mediterraneo è motivo di immenso orgoglio per i 22 paesi che si affacciano sulle sue coste, una parte inestricabile della loro identità e del loro patrimonio… ma è tempo di accettare che il Mediterraneo come lo conosciamo potrebbe non esistere più se i nostri sforzi per contrastare il cambiamento climatico continueranno a rivelarsi insufficienti.”
Un’emergenza già in corso: le recenti inondazioni a Valencia
Il rapporto mette in luce l’urgenza della situazione anche alla luce dei disastri già avvenuti, come le recenti inondazioni nella regione di Valencia, in Spagna, che hanno provocato oltre 220 vittime. Questo evento tragico ha evidenziato il rischio delle cosiddette “inondazioni composte”, una combinazione pericolosa di mareggiate, alte maree, intense piogge e fiumi in piena, che secondo il rapporto minaccia pesantemente le coste mediterranee. Il fenomeno delle inondazioni è aggravato dall’aumento della popolazione nelle zone vulnerabili, che si sovrappone agli effetti già drammatici dei cambiamenti climatici.
Proiezioni per il 2100: rischio innalzamento del livello del mare e onde di calore
Secondo le proiezioni del MedECC, entro la fine del secolo il livello del mare potrebbe salire di un metro lungo le coste mediterranee. Gli eventi estremi legati al livello del mare, oggi occasionali, potrebbero diventare molto più frequenti, con un aumento di almeno il 10% entro il 2050 e del 22% entro il 2100. A queste proiezioni si aggiunge la minaccia delle onde di calore marino, la cui frequenza e durata sono cresciute rispettivamente del 40% e del 15% negli ultimi vent’anni. Questo riscaldamento anomalo non solo minaccia la biodiversità marina, ma compromette anche attività economiche fondamentali per l’area, come la pesca e il turismo.
L’inquinamento da plastica e la scarsità d’acqua
Il Mediterraneo è già una delle aree più inquinate al mondo per quanto riguarda la plastica, e il rapporto avverte che, se la produzione di plastica continuerà a crescere al ritmo attuale e non si interverrà sulla gestione dei rifiuti, entro il 2040 il livello di plastica disperso in mare potrebbe raddoppiare. All’inquinamento da plastica si aggiunge la questione della scarsità d’acqua, particolarmente critica durante la stagione estiva, quando milioni di turisti si riversano nella regione. Il rapporto invita il settore turistico ad adottare pratiche più sostenibili per ridurre il consumo idrico, favorendo un approccio circolare che riduca l’impatto ambientale.
Il nesso WEFE: una sfida interconnessa per il Mediterraneo
Un aspetto centrale del rapporto MedECC è l’approccio integrato al cosiddetto nesso Acqua-Energia-Cibo-Ecosistemi (WEFE). Il cambiamento climatico intensifica le sfide legate alla scarsità d’acqua, all’insicurezza alimentare, alla domanda energetica e al degrado degli ecosistemi. Comprendere queste interconnessioni è cruciale per costruire un Mediterraneo resiliente e sostenibile. Il rapporto sottolinea l’importanza di una gestione integrata delle risorse naturali e di una governance che favorisce l’innovazione tecnologica e sociale, le soluzioni basate sugli ecosistemi e una cooperazione intersettoriale per massimizzare le sinergie tra i settori WEFE.
Un appello per la cooperazione e l’azione immediata
Il rapporto MedECC rappresenta un passo fondamentale per la comprensione scientifica delle interrelazioni tra acqua, energia, cibo ed ecosistemi nel Mediterraneo. I risultati, frutto della collaborazione tra scienziati e decisori politici della regione, mirano a fornire una base di conoscenze per promuovere politiche più efficaci per mitigare gli impatti positivi e garantire la sostenibilità delle risorse naturali. Tuttavia, il rapporto è chiaro: gli sforzi attuali non sono sufficienti. È necessaria una cooperazione più stretta tra i paesi del Mediterraneo per affrontare le sfide climatiche e ambientali che minacciano la regione e la sua popolazione.