Durante la copertura elettorale della CNN di mercoledì, Van Jones, analista politico di lungo corso e consigliere dell’amministrazione Obama, ha lanciato un appello per una regolamentazione più stringente sul ruolo dei miliardari nei social media e nei finanziamenti politici, puntando il dito contro l’enorme potere di Elon Musk. Secondo Jones, è “un problema strutturale” che un imprenditore possa usare le proprie risorse per influenzare la politica e possedere piattaforme come Twitter/X.
Un’osservazione acuta, certamente, e una preoccupazione comprensibile. Ma è curioso che Jones si sia soffermato così a lungo su Musk, dimenticando che in questo stesso campo – quello del controllo mediatico e dell’influenza politica – c’è anche un altro protagonista con un profilo simile: George Soros. Soros non solo ha investito ingenti capitali in iniziative mediatiche, ma è noto anche per il suo ruolo nel finanziare numerose organizzazioni che monitorano la disinformazione, sviluppano agende politiche e formano futuri leader in linea con le sue idee. Eppure, Jones non ha speso una parola per commentare la possibilità che anche il “potere economico” di Soros possa essere regolamentatoi Musk (ma solo Musk)**
Jones ha espresso preoccupazioni sul fatto che il controllo di Musk su Twitter/X rappresenti una “minaccia alla trasparenza e alla democrazia”, permettendo a una singola persona di dirigere le conversazioni pubbliche. Eppure, nulla di simile è stato detto riguardo Soros, che di recente ha acquisito ulteriori media negli Stati Uniti, suscitando un’ondata di preoccupazione fra i conservatori. Dov’è, allora, il confine tra “problema strutturale” e “giusto utilizzo delle risorse” quando a fare l’investimento è qualcuno più allineato ideologicamente?
Il richiamo alla regolamentazione selettiva
Jones, inoltre, si è scagliato contro la mancanza di regolamentazione che permette ai miliardari di scaricare “quantità illimitate di denaro” nel sistema politico. Una critica legittima – che però sembra stranamente rivolta solo a Musk e non agli altri nomi illustri che finanziano cause a suon di milioni. Mentre Musk viene additato per la sua presenza su Twitter e il sostegno a idee “pericolose”, nessuna menzione è stata fatta dei meccanismi di influenza che Soros usa, dal finanziamento di campagne politiche a progetti che favoriscono una particolare visione ideologica, da anni estremamente attiva in molti ambiti.
Un dibattito a senso unico
Alla fine, Jones ha concluso invocando un dibattito “sui problemi strutturali” e lamentando che “questa conversazione non sta ancora avvenendo.” Forse è così, ma sembra che non ci sia molta fretta di avere un dibattito completo e obiettivo su questo argomento.