Il 2 novembre 2024, tra i velluti e gli arazzi che adornano Palazzo Giustiniani, si è tenuta una riunione di Giunta del Grande Oriente d’Italia, quella storica organizzazione che – come ci assicura – porta avanti i nobili principi della trasparenza, dell’etica e della libertà di pensiero. In un incontro tra solenni strette di mano e sguardi al cielo (forse in attesa di qualche illuminazione), i massimi rappresentanti si sono chinati sull’ordinanza del Tribunale di Roma che ha temporaneamente sospeso il loro stimato Gran Maestro, Antonio Seminario, e parte della Giunta. E qui comincia il nostro affascinante viaggio nei meandri della “prorogatio imperii”.
Per chi, tra noi comuni mortali, non fosse pratico del termine, il concetto di “prorogatio imperii” è una sorta di “lasciapassare”, o meglio, il mandato “finché qualcuno non ci blocca definitivamente”. Tradotto: sì, il Tribunale ha emesso una sospensione, ma la Giunta ha comunque deciso di ratificare gli atti compiuti da Seminario e dai suoi collaboratori fino alla decisione definitiva. Insomma, sospesi sì, ma operativi. Come si suol dire, chi ha tempo non aspetti tempo, specialmente in tempi così incerti.
La maschera della stabilità: tra ordinanze e prorogatio
Nella migliore tradizione delle grandi dinastie, il Grande Oriente sembra sapere perfettamente come usare i tempi della burocrazia a proprio vantaggio. Il TAR del Lazio, che intanto ha già respinto il ricorso di Urbs Srl (società legata all’Ordine), probabilmente resterà sorpreso dall’agilità con cui ogni minima crepa nel sistema legale si trasforma in un modo per rafforzare il potere già in essere.
E quindi? La Giunta, riconoscendo la cautelare emessa dal Tribunale, ha compiuto un atto magistrale: sospende senza sospendere e riorganizza senza cambiare nulla. Il potere resta, il Gran Maestro continua, e in attesa del nuovo insediamento previsto per aprile 2024, tutti – si immagina – lavoreranno nell’interesse dell’Ordine con quel sorriso diplomatico che solo chi ha praticato per anni davanti allo specchio del proprio studio può sfoggiare con tanta naturalezza.
Il futuro: Leo Taroni e la speranza di cambiamento
E mentre Seminario, sospeso ma operativo, continua a mantenere la propria posizione, un nuovo personaggio si profila all’orizzonte: Leo Taroni. Si dice che Taroni potrebbe insediarsi come nuovo Gran Maestro, una figura che alcuni vedono come una ventata d’aria fresca, altri come il ritorno alle tradizioni di sempre, ma con un volto nuovo. Taroni non ha fatto nemmeno in tempo a godersi questa prospettiva che già circolano voci di minacce contro di lui, un evento che finora non ha portato il Grande Oriente a fare un appello per la condanna ferma e unanime di ogni forma di intimidazione.
Verso un Grande Oriente senza Oriente e senza Palazzo Giustiniani?
La domanda sorge spontanea: cosa significa davvero il concetto di “prorogatio imperii” per un’organizzazione che ha sempre fatto dell’autonomia e della libertà di pensiero i propri valori cardine? E, soprattutto, si può davvero parlare di un nuovo inizio con la promessa di un rinnovamento, mentre il vecchio ordine resta congelato nel limbo burocratico delle ordinanze?
Probabilmente i membri del Grande Oriente preferiscono vedere la situazione attuale come un gioco degli scacchi, dove ogni mossa ha un doppio significato, e il vero potere si cela sempre dietro una velata giustificazione legale. Ma per noi che restiamo a osservare dall’esterno, potrebbe sembrare più una partita a carte scoperte, dove nessuno è disposto a rinunciare nemmeno per un attimo al proprio posto di comando.
E Noi comuni mortali?
Per noi, che al massimo possiamo vantare un’iscrizione al club della lettura o alla bocciofila, rimane la curiosità: il Gran Maestro sarà sostituito o la Giunta troverà nuove vie per estendere il proprio mandato fino a una nuova stagione di sospensioni, ratifiche e promesse di cambiamento?
La risposta arriverà, forse, con il prossimo insediamento di aprile o con il prossimo comunicato criptico. Ma fino ad allora, possiamo solo ammirare la sapienza amministrativa del Grande Oriente, che sembra capace di andare avanti per inerzia, tra un’ordinanza e una “prorogatio imperii”, come un vecchio orologio che ticchetta senza sosta, ben lontano dal dover essere rimesso in discussione.