
Tra il secondo e il terzo miglio della via Appia Antica si estende la villa dell’imperatore Massenzio, lo sfortunato rivale di Costantino il Grande nella storica battaglia di Ponte Milvio. Un complesso straordinario, immerso nella campagna romana, dove i fasti imperiali riecheggiano tra le rovine e… le erbacce. Un gioiello archeologico, perfetto per turisti appassionati di archeologia o amanti del brivido, dato che tra muri instabili e la scarsa manutenzione si potrebbe anche uscire con un souvenir sotto forma di malta o calcinacci in caduta libera.
Siamo davanti a un’area archeologica unica, che comprende tre edifici principali: il palazzo, il circo per le corse dei carri, e un mausoleo dinastico. Sì, perché Massenzio non ha badato a spese, neanche per la sepoltura del figlio Romolo Augusto, morto in giovane età. Il mausoleo, situato proprio lungo l’Appia, è un imponente edificio circolare racchiuso in un quadriportico, perfetto per dare un tocco di maestosità all’ultima dimora della famiglia. Eppure, tra le tante meraviglie, il pezzo forte è senz’altro il circo, uno dei rarissimi esempi ancora intatti: ben 513 metri di pista per le corse di bighe, con spina centrale decorata, gradinate, arcate imponenti… e tutta la vegetazione incolta che rende il tutto vagamente “junglesco”.
Nonostante l’immenso valore storico e la recente inclusione dell’Appia Antica tra i patrimoni dell’umanità (UNESCO), che teoricamente avrebbe dovuto portare qualche beneficio in termini di fondi e attenzioni, la gestione del sito resta “curiosamente frammentaria” e, come nella migliore tradizione italiana, si attende sempre l’approvazione di qualche progetto di restauro… rimandato di anno in anno, da circa trenta. Roma osserva, immobile e quasi ironica, come fosse un moderno Marchese del Grillo, le sue rovine sgretolarsi. Chissà, forse si spera che le rovine si consolidino da sole, come vino buono che migliora invecchiando.
Per chi visita la Villa di Massenzio, le sorprese non mancano: oltre ai monumenti, si può ammirare una flora spontanea rigogliosa e ben poco curata. L’imperatore Massenzio, se potesse vedere le sue amate arcate infestate da arbusti e sterpaglie, probabilmente penserebbe di essere finito in qualche provincia sperduta, altro che reggia imperiale! Dalle foto e dai video sembra quasi che ci si trova di fronte a una scoperta archeologica non ancora restaurata… con la differenza che sono passati solo un paio di millenni!
E pensare che un tempo l’Appia Antica era una delle vie più importanti e celebrative dell’Impero, la “Regina Viarum”, il fiore all’occhiello dell’Urbe che la collegava alle principali città del sud Italia. Ora invece rischia di venire sommersa dall’incuria e, se nessuno interviene, forse verrà il giorno in cui il verde incolto dell’Appia si fonderà con il paesaggio naturale circostante, unificando finalmente la storia con la botanica.
È giunto il momento, forse, che l’Italia decida se questo patrimonio deve vivere come parte del passato o come risorsa del presente. In entrambi i casi, il tempo scorre e le rovine si sgretolano. Per una Regina Viarum che ha attraversato i secoli, sarebbe quantomeno doveroso un gesto concreto, prima che l’abbandono trasformi questa testimonianza del mondo antico in uno scenario perfetto per documentari sulla fragilità umana.







































































































































