(AGENPARL) – sab 02 novembre 2024 *COMUNICATO STAMPA*
*2 NOVEMBRE 2024*
*LA CRISI DELL’AUTO TEDESCA (E NON SOLO)*
*MINACCIA LA MANIFATTURA PADOVANA E VENETA:*
*A RISCHIO 1,5 MILIARDI DI EXPORT*
*CONFAPI: «NE USCIREMO, MA È IL MOMENTO *
*DI INTERROGARSI SUL FUTURO: *
*COMPETITIVITÀ DELL’INDUSTRIA*
*INSCINDIBILE DA TERRITORIO E SISTEMA PAESE»*
*Il Gruppo Volkswagen, secondo produttore automobilistico mondiale,
potrebbe annunciare a giorni la chiusura di tre stabilimenti, mentre
Stellantis, scrigno di quanto resta dell’auto italiana, chiude la
trimestrale segnando un pesantissimo -27% alla voce ricavi. Sono solo le
ultime notizie, in ordine cronologico, del ciclo nero dell’auto europea che
vede, solo nel padovano, oltre 2.000 imprese coinvolte direttamente o
indirettamente nella filiera (oltre 11 mila in Veneto). Il presidente di
Confapi Padova Marco Trevisan: «È necessario un riallineamento strategico
che guardi oltre le nubi. Supereremo anche questa, ma servono idee chiare
su quale futuro intendiamo costruire per la manifattura del Nord Est. Senza
una politica industriale coerente, nel lungo termine la sfida globale è
impari, se non persa». Gli interventi del presidente nazionale Cristian
Camisa («Rivedere il Green Deal») e l’intervista a Stefan Moritz,
segretario generale di CEA-PME, la Confederazione europea delle Pmi («L’UE
deve considerare il principio della neutralità tecnologica per raggiungere
gli obiettivi di riduzione delle emissioni»).*
Cinquantasei imprese coinvolte direttamente. Ma più di duemila (2.065)
quelle potenzialmente interessate. Sono i numeri delle aziende della
subfornitura meccanica padovana che potrebbero subire ripercussioni dalla
crisi dell’auto europea, dopo che il Gruppo Volkswagen nel suo piano di
ristrutturazione ha previsto la chiusura di tre stabilimenti, il taglio di
decine di migliaia di posti di lavoro e la riduzione degli stipendi del
10%. Allargando la prospettiva all’intero Veneto si sale a 306 imprese
produttive nel settore automotive, attive soprattutto (182) nella
fabbricazione di parti e accessori per gli autoveicoli e i loro motori. Ma
sono 11.283 quelle che compongono la filiera regionale, che comprende la
produzione di auto e componentistica, ma anche la commercializzazione e i
servizi post-vendita, dando lavoro a 26.420 dipendenti, quasi 5 mila dei
quali sono padovani. Lo attesta Fabbrica Padova, centro studi di Confapi,
che, partendo dai dati Istat e Unioncamere del Veneto relativi agli
insediamenti nel territorio, ha calcolato quante imprese potrebbero pagare
ripercussioni rispetto a quanto sta accadendo in Germania, in un settore
che già deve fare i conti con il crollo delle vendite del Gruppo
Stellantis, che, a settembre 2024, ha registrato un drammatico -33,9% delle
immatricolazioni rispetto al 2023, chiudendo la trimestrale con un
pesantissimo -27% alla voce ricavi.
Altri rilievi statistici aiutano a inquadrare la situazione. Come noto, la
Germania è il principale partner commerciale delle imprese del territorio,
basti ricordare che, nel 2023, le esportazioni venete verso l’area tedesca
ammontavano a 11,286 miliardi di euro, mentre quelle padovane a 1,852
miliardi. Sul totale, proprio le esportazioni delle attività manifatturiere
incidono in modo preponderante, perché sono pari a 10,909 miliardi di euro
per l’intero Veneto e a 1,814 miliardi per Padova. L’export del settore
della produzione industriale automotive da solo vale invece circa 1,5
miliardi di euro, pari a quasi il 2% del totale delle esportazioni
regionali, di cui 289 milioni sono padovani.
«È chiaro che le aziende più coinvolte sono quelle direttamente attive
nella fabbricazione di parti e accessori per autoveicoli, ma le
implicazioni saranno pesanti per un numero molto più ampio di imprese»,
commenta *Marco Trevisan*, presidente di Confapi Padova. «Dobbiamo infatti
considerare sia l’indotto diretto sia quello indiretto, che riguarda il
settore della subfornitura meccanica e comprende anche i contoterzisti che,
a loro volta, riforniscono gli stessi fornitori. A oggi è impossibile
quantificare quali saranno le conseguenze di una crisi internazionale, ma è
purtroppo facile prevedere che non saranno indolori. Stiamo già pagando
pesantemente gli effetti della recessione tedesca, quanto sta succedendo
nel settore auto si aggiunge a una situazione già complicata. E, tuttavia,
sono convinto che ne usciremo, come sempre abbiamo saputo fare anche in
frangenti più difficili di questo; è solo questione di tempo. Ma, quando si
affronta un momento di difficoltà, diventa necessario e produttivo
rimettersi in discussione, ed è quello che dobbiamo fare oggi. In altre
parole, occorre riflettere su quale futuro vogliamo dare alla nostra
industria e interrogarci su come poter essere competitivi non solo adesso,
ma tra uno, cinque e dieci anni, in un contesto competitivo sempre più
sfidante. Cosa possiamo fare perché non riaccada quanto stiamo vivendo ora?
Davanti agli occhi c’è la crisi del settore automotive, ma è solo un
aspetto della questione. Possiamo competere con la capacità produttiva
delle principali economie asiatiche? Possiamo garantire l’accesso ai
fattori produttivi critici come energia e materie prime a condizioni
competitive? Possiamo permetterci un cuneo fiscale tra i più alti al mondo,
che mantiene tanto alto il costo del lavoro quanto basso il potere
d’acquisto dei nostri lavoratori? Quando e come saremo in grado di ridare
impulso alla nostra industria con queste premesse? Ecco allora che oggi
diventa più che mai urgente chiederci: quali sono gli investimenti
strategici da fare per il futuro come Sistema Paese?».
Sulla questione automotive, e in particolare sulla situazione di
Stellantis, si è espresso anche il presidente nazionale di Confapi *Cristian
Camisa* *(il cui intervento è riportato integralmente in allegato)*: «Come
Confapi, continueremo a lavorare con la piccola e media industria tedesca e
con la Confederazione europea della Pmi per portare le nostre istanze in
Europa e per far sì che la fine del motore endotermico, stabilita per
legge, subisca una variazione, aprendo quantomeno all’ibrido».
A riguardo, Confapi Padova ha intervistato *Stefan Moritz*, segretario
generale di CEA-PME, la Confederazione europea delle Pmi *(intervista
integrale in allegato)*: «Quando si vedono aziende della dimensione di
Volkswagen chiudere impianti, l’allarme non può che risuonare forte. Non ci
resta che insistere sulla rinnovata Commissione Europea per portarla a
rivedere le sue posizioni, in modo che introduca il principio della
neutralità tecnologica per raggiungere gli obiettivi di riduzione delle
emissioni dei gas climatici: l’elettrico deve essere una delle opzioni e
non l’unica soluzione. Se non cambiamo subito le condizioni in cui devono
produrre le imprese europee, per il 2025 avremo un parco auto interamente
di aziende cinesi e coreane. Se vogliamo essere solo consumatori e non
produttori basta esserne consapevoli, ma sappiamo che lo pagheremo in
termini di posti di lavoro e benessere. Ecco perché occorre puntare su
soluzioni come il bifuel e il biodiesel, su cui l’Italia – e la Fiat in
particolare – è molto competitiva, prodotti che presentano emissioni molto
basse».
[image: tabella_FILIERA-AUTOMOTIVE-PADOVA-VENETO.jpeg]
*Nella foto il presidente di Confapi Padova Marco Trevisan*
*Nell’infografica alcuni dei dati più significativi relativi alla filiera
automotive padovana e veneta*
*In allegato l’intervento del presidente nazionale della Confederazione
Cristian Camisa e l’intervista a Stefan Moritz, segretario generale di
Cea-Pme*
Diego Zilio
*Ufficio Stampa Confapi Padova*
*Diego Zilio*
*Ufficio Stampa*
*CONFAPI PADOVA*
Via Salboro, 22/b
35124 Padova
*www.confapi.padova.it *
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