
(AGENPARL) – mer 09 ottobre 2024 Cia-Agricoltori a sostegno comparto apistico
“Serve una strategia ad ampio raggio e sul lungo periodo per tutelare il
mondo delle api, la cui popolazione solo in Italia, negli ultimi dieci
anni, è diminuita del 30% e mettere al riparo un patrimonio insostituibile
per l’agricoltura e il mantenimento della biodiversità. Per questo, occorre
riprendere in mano azioni chiave per il settore, dalla Direttiva Breakfast
alle campagne di promozione del miele italiano, passando per il Piano
controlli sull’import”. Così il presidente nazionale di Cia-Agricoltori
Italiani, Cristiano Fini, dalla visita in Conapi, il Consorzio Nazionale
Apicoltori.
L’Associazione Apicoltori Lucani conta 150 associati con un totale di
13.000 alveari pari a circa il 70% del totale lucano. Il settore Apistico
lucano è in forte crisi. Dopo due annate con produzioni ridotte le aziende
hanno difficoltà a pagare gli stipendi e i bilanci sono sempre più in
perdita, costringendo molti apicoltori a chiudere o a ridimensionarsi.
L’incontro, con i “coltivatori di biodiversità” per rimarcare le priorità
del comparto, fortemente minacciato dai cambiamenti climatici, in primis,
ma cruciale per lo sviluppo sostenibile, e messo a dura prova delle
contraffazioni del falso miele Made in Italy o, ancora peggio, dal “miele
senza api” adulterato e miscelato con quello naturale. Bene, quindi, per
Cia l’ok dell’Europa alla Direttiva Breakfast per rendere obbligatoria la
menzione in etichetta dell’origine geografica del miele, ma adesso è
necessario recepire velocemente tutte le sue nuove disposizioni. Operazione
che va, assolutamente, integrata con una campagna di comunicazione ad hoc,
in particolare ripartendo dall’educazione alimentare per un consumo
consapevole e una corretta informazione su metodi di produzione, valore
nutrizionale e ambientale.
Vanno, comunque, arginate con più forza le minacce negli scambi
commerciali, definendo concretamente -precisa Cia- un Piano di controlli
sul miele di importazione, almeno per i lotti superiori alle 20 tonnellate
provenienti dai Paesi Terzi; migliorando anche nei processi con le nuove
tecnologie di screening disponibili e più ricerca in materia. Inoltre,
bisogna regolamentare l’uso degli sciroppi, con parametri per distinguere
l’adulterazione dalla nutrizione d’emergenza, prevedendo un limite massimo
di residuo riscontrabile nel miele che tenga conto delle condizioni d’uso
della nutrizione artificiale.
Su questi fronti, l’input dell’Italia deve essere incisivo, conta più di 75
mila apicoltori e oltre 1,5 milioni di alveari per oltre 100 miliardi di
api, una produzione che si attesta intorno alle 22 mila tonnellate di miele
e una bee economy da 500 milioni di euro. Di fronte a degrado e
frammentazione degli habitat, inquinamento e climate change anche
l’apicoltura -ricorda Cia- deve dotarsi di adeguati strumenti di gestione
del rischio e sarebbe auspicabile l’istituzione di un’indennità contro
catastrofi naturali, malattie o predatori, ma anche per la perdita di
colonie.