
Oltre 1,2 milioni di persone sono state colpite dalla crisi in corso in Libano, con centinaia di migliaia di sfollati dalle aree di conflitto nel sud del Paese e dalla periferia sud di Beirut, ha dichiarato oggi Matthew Hollingsworth, direttore dell’Ufficio del Programma Alimentare Mondiale (WFP) delle Nazioni Unite in Libano.
Le violenze nelle zone di frontiera con Israele e nei sobborghi meridionali di Beirut hanno costretto moltissime persone a fuggire dalle loro case. “Attualmente ci sono 973 rifugi ufficiali a Beirut e nel nord del Libano, che ospitano oltre 200.000 persone registrate”, ha spiegato Hollingsworth. Tuttavia, la situazione è estremamente critica: ben 773 di questi rifugi sono sovraffollati e mancano delle infrastrutture necessarie per gestire il grande afflusso di sfollati.
Il WFP, fin dai primi giorni dell’escalation, è riuscito a raggiungere circa 150.000 persone, fornendo loro pasti pronti e razioni alimentari. Tuttavia, la portata della crisi richiede uno sforzo massiccio e continuo. “Il nostro obiettivo è arrivare a fornire assistenza a circa un milione di persone al giorno”, ha affermato Hollingsworth, sottolineando che i bisogni umanitari nel Paese sono enormi.
Nonostante i primi successi nell’assistenza, il WFP sta affrontando un grave deficit di finanziamento, stimato a 115 milioni di dollari. “Abbiamo ricevuto impegni positivi da alcuni importanti donatori prima dell’escalation”, ha riferito il direttore, spiegando che l’organizzazione ha potuto immagazzinare scorte di cibo in diverse aree del Libano e ha stanziato fondi per trasferimenti di emergenza.
La crisi libanese, già segnata da difficoltà economiche e sociali prima dell’aggravarsi delle tensioni, si è ulteriormente deteriorata. L’escalation del conflitto ha aumentato la pressione su un sistema già fragile, mentre le organizzazioni umanitarie stanno lottando per fornire aiuti essenziali alla popolazione colpita.
La situazione attuale richiede un’urgente risposta della comunità internazionale per evitare che il Libano sprofondi ulteriormente in una crisi umanitaria senza precedenti.
