Circa 250.000 persone hanno attraversato il confine dal Libano alla Siria in fuga dagli attacchi israeliani intensificati, ha dichiarato lunedì Filippo Grandi, capo dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR). L’esodo di massa è iniziato il 23 settembre, quando Israele ha intensificato i suoi attacchi contro il Libano, colpendo presunti obiettivi di Hezbollah.
Grandi, che si trova al confine tra Libano e Siria, ha riferito su X (ex Twitter) che la crisi umanitaria è in continua evoluzione e che le autorità locali, la Mezzaluna Rossa siriana e le Nazioni Unite stanno collaborando per offrire un’assistenza tempestiva ed efficace ai rifugiati. L’afflusso di persone in Siria ha messo a dura prova le risorse del paese già gravato da anni di conflitto interno e crisi economica.
Le agenzie umanitarie, insieme ai governi siriano e libanese, stanno lavorando per soddisfare le necessità urgenti dei rifugiati, molti dei quali si trovano in condizioni precarie. “Siamo impegnati a garantire che venga fornito un sostegno adeguato a queste persone vulnerabili”, ha dichiarato Grandi, sottolineando l’importanza della cooperazione internazionale per affrontare la crisi. La risposta umanitaria si concentra su forniture mediche, cibo, rifugi temporanei e servizi igienico-sanitari.
Sabato scorso, Grandi ha visitato la regione per incontrare i funzionari locali e discutere delle sfide crescenti causate dall’afflusso di rifugiati. Ha osservato che molte delle persone fuggite sono indigenti o sfollate a causa delle violenze e delle condizioni di vita insostenibili generate dai continui attacchi israeliani.
Dall’inizio degli attacchi aerei il 23 settembre, Israele ha colpito il Libano su vasta scala, sostenendo che gli obiettivi militari appartengono al gruppo militante Hezbollah. Questi attacchi hanno provocato la morte di 1.251 persone e il ferimento di altre 3.618, oltre a costringere più di 1,2 milioni di persone a lasciare le loro case, innescando un drammatico esodo di massa verso la Siria e altre aree più sicure.
Nonostante i numerosi appelli internazionali per una tregua e gli avvertimenti sul rischio di una guerra regionale, il conflitto continua a intensificarsi. Il 1° ottobre, Tel Aviv ha avviato un’invasione via terra nel Libano meridionale, estendendo il teatro delle operazioni e alimentando ulteriormente le tensioni nella regione.
Le organizzazioni umanitarie temono che la crisi possa peggiorare ulteriormente se il conflitto non si arresterà. Il continuo flusso di rifugiati dal Libano alla Siria rappresenta un’enorme sfida per le risorse già limitate in Siria, un paese che sta ancora cercando di riprendersi da oltre un decennio di guerra civile.
Inoltre, la comunità internazionale ha espresso preoccupazione per l’impatto a lungo termine del conflitto, non solo per la stabilità regionale, ma anche per le condizioni di vita dei rifugiati e delle comunità locali che li ospitano. Le Nazioni Unite stanno cercando di coordinare gli sforzi di assistenza umanitaria e spingono per soluzioni diplomatiche urgenti, ma la situazione rimane altamente volatile.
La crisi in corso richiede risposte rapide e una forte solidarietà globale per evitare ulteriori sofferenze umanitarie e una destabilizzazione ancora maggiore del Medio Oriente.