
Lunedì i prezzi del petrolio sono aumentati leggermente, sostenuti dai conflitti in Medio Oriente e dalle aspettative di una maggiore domanda proveniente dai principali paesi consumatori di petrolio, come Stati Uniti e Cina. Tuttavia, la possibilità che l’Arabia Saudita aumenti la produzione a dicembre ha limitato ulteriori rialzi dei prezzi, riflettendo un equilibrio tra tensioni geopolitiche e dinamiche di mercato.
Andamento dei prezzi
Il prezzo del greggio di riferimento internazionale Brent è aumentato dello 0,02%, toccando quota 71,95 dollari al barile, rispetto alla chiusura precedente di 71,93 dollari. Il greggio statunitense West Texas Intermediate (WTI), invece, ha registrato un leggero calo dello 0,16%, scendendo a 68,32 dollari al barile, in lieve diminuzione rispetto ai 68,43 dollari della chiusura della sessione precedente.
Domanda in crescita da USA e Cina
La prospettiva di una ripresa dell’attività economica negli Stati Uniti e in Cina sta alimentando le aspettative di un incremento della domanda di petrolio. Negli Stati Uniti, gli analisti guardano con attenzione ai prossimi dati sull’occupazione, che potrebbero fornire indicazioni sui futuri passi della Federal Reserve (Fed). I recenti indicatori di inflazione inferiori alle previsioni hanno rafforzato le aspettative che la Fed possa concentrarsi sul sostegno al mercato del lavoro e sulla riduzione dei tassi di interesse per stimolare l’economia. Si prevede infatti che la Fed possa tagliare i tassi di interesse di 75 punti base entro la fine dell’anno, con una probabilità del 54% di un taglio di 50 punti base già a novembre.
Anche in Cina, le misure recentemente adottate per incentivare la mobilità economica, inclusi gli interventi nel settore immobiliare, stanno sostenendo il rialzo dei prezzi del petrolio. Il governo cinese ha annunciato incentivi economici, tra cui la riduzione dei tassi sui mutui, che dovrebbero contribuire a rilanciare la domanda interna e di conseguenza l’utilizzo di energia.
L’incognita della produzione saudita
Nonostante le aspettative di una domanda in aumento, l’Arabia Saudita, il principale produttore di petrolio dell’Organizzazione dei Paesi Esportatori di Petrolio (OPEC), potrebbe aumentare la produzione a dicembre. Questo potrebbe avere un impatto calmierante sui prezzi, poiché il Regno cercherebbe di riconquistare quote di mercato, bilanciando gli effetti dei tagli di produzione in corso.
A giugno, l’OPEC+ (che include sia membri OPEC che produttori esterni come la Russia) aveva concordato di prolungare i tagli volontari di 2,2 milioni di barili al giorno fino a settembre, con un piano di graduale eliminazione entro settembre 2025. Tuttavia, i segnali che i sauditi possano modificare la loro politica, aumentando l’offerta, stanno creando incertezza nei mercati, soprattutto perché una domanda globale più debole e la crescente produzione di paesi non-OPEC stanno minando gli sforzi del cartello per mantenere prezzi più alti.
Conclusioni
L’evoluzione dei prezzi del petrolio resta sospesa tra due forze: da un lato, l’ottimismo per una maggiore domanda da parte degli Stati Uniti e della Cina; dall’altro, la possibilità che l’Arabia Saudita aumenti la produzione, influenzando il delicato equilibrio tra offerta e domanda. In questo contesto, gli investitori e gli analisti continueranno a monitorare attentamente le decisioni dell’OPEC+, i dati economici e le tensioni geopolitiche che potrebbero alterare ulteriormente il mercato del petrolio nei prossimi mesi.