
I prezzi dell’oro sono scesi oggi dai massimi storici, pur continuando a segnare guadagni settimanali. Questo movimento riflette le aspettative di un possibile nuovo taglio dei tassi di interesse da parte della Federal Reserve statunitense entro la fine dell’anno, mentre i mercati attendono con ansia un importante rapporto sull’inflazione, che potrebbe fornire ulteriori indicazioni sulla direzione della politica monetaria.
Nel mercato spot, l’oro ha chiuso a 2.673,21 dollari l’oncia, leggermente al di sotto del massimo raggiunto nella sessione precedente, pari a 2.685,42 dollari. Anche i futures sull’oro americano hanno mostrato una leggera discesa, stabilizzandosi a 2.695,80 dollari.
L’argento ha registrato un calo marginale nelle transazioni spot, scendendo dello 0,3% a 31,93 dollari l’oncia, dopo aver toccato il suo massimo degli ultimi 12 anni a 32,71 dollari nella giornata precedente. L’argento, così come l’oro, ha beneficiato di un forte rialzo nelle ultime settimane, supportato da una combinazione di fattori, tra cui misure economiche stimolanti in Cina, progettate per sostenere la crescita della seconda economia mondiale.
Il calo odierno dei prezzi dell’argento segue però la scia di guadagni precedenti, spinti anche dalla percezione che questo metallo sia sempre più richiesto nel settore industriale, in particolare per tecnologie emergenti e produzione green.
L’oro ha beneficiato notevolmente del taglio del mezzo punto percentuale dei tassi di interesse deciso dalla Federal Reserve la scorsa settimana. Questo intervento, più ampio del previsto, ha generato un rally significativo nei prezzi dei metalli preziosi, dato che tassi più bassi riducono il costo-opportunità di detenere beni non fruttiferi come l’oro, spingendo così gli investitori a rifugiarsi in asset sicuri. Di conseguenza, l’oro ha registrato una crescita settimanale di circa 1,8%.
Anche gli altri metalli preziosi hanno subito fluttuazioni. Il platino è sceso dello 0,6%, assestandosi a 1.001,54 dollari l’oncia, mentre il palladio ha perso l’1,1%, chiudendo a 1.035,75 dollari l’oncia. Entrambi i metalli, usati prevalentemente nel settore automobilistico per la produzione di convertitori catalitici, risentono delle preoccupazioni legate al rallentamento economico globale e della debolezza nella domanda industriale.
Il focus dei mercati si sposta ora sul prossimo rapporto sull’inflazione statunitense, che potrebbe offrire maggiori indicazioni sulla traiettoria della politica monetaria. Se il dato dovesse confermare un rallentamento dell’inflazione, aumenterebbero le probabilità di ulteriori tagli dei tassi di interesse, favorendo potenzialmente nuovi rialzi dell’oro e degli altri metalli preziosi.
L’attesa degli investitori si concentra anche su eventuali segnali di una ripresa economica, specialmente nelle principali economie emergenti come la Cina, che potrebbero influenzare la domanda di metalli industriali e, di conseguenza, il movimento dei prezzi dei metalli preziosi.