
Il nuovo governo francese, guidato dal primo ministro Michel Barnier, è già sotto forte pressione, con i leader dei partiti di estrema sinistra che rifiutano di collaborare e minacciano apertamente di far cadere l’esecutivo. A meno di una settimana dalla sua nomina da parte del presidente Emmanuel Macron, Barnier, ex negoziatore della Brexit e figura di spicco del partito di centro-destra Les Républicains, si trova ad affrontare crescenti sfide da parte della coalizione Nuovo Fronte Popolare (NFP).
Benjamin Lucas, uno dei legislatori dell’NFP, ha dichiarato che la coalizione di sinistra “farà di tutto” per destituire il governo Barnier. L’NFP, un’alleanza composta da partiti comunisti, socialisti, socialdemocratici e verdi, si pone come il principale blocco di opposizione. Secondo Lucas, la caduta di Barnier porterebbe Macron a dover affidare il governo alla “unica maggioranza relativa esistente”, ossia proprio il NFP.
Nonostante la promessa del nuovo primo ministro di formare un governo “equilibrato e plurale”, in grado di rappresentare diverse sensibilità politiche, i leader dei principali partiti di sinistra sembrano poco disposti a collaborare. Olivier Faure e Boris Vallaud, rispettivamente primo segretario e presidente del Partito Socialista all’Assemblea Nazionale, hanno rifiutato di incontrare Barnier. Anche Fabien Roussel, capo del Partito Comunista Francese, ha accettato un incontro con il primo ministro, ma ha ammesso di farlo “senza illusioni”.
Nel fine settimana, Parigi è stata teatro di grandi manifestazioni, con oltre 100.000 persone scese in piazza per protestare contro l’insediamento di Barnier, accusato dai manifestanti di essere il frutto di un “colpo di stato” di Macron contro la sinistra. Jean-Luc Mélenchon, leader di La France Insoumise (LFI) e figura centrale del NFP, ha promesso un voto di sfiducia contro il governo