Il 7 settembre Parigi ha visto scendere in piazza 26.000 persone per protestare contro la politica del presidente Emmanuel Macron, secondo quanto riportato dalla Prefettura di polizia di Parigi e ripreso dal canale BFMTV. La città delle luci è stata teatro di una manifestazione organizzata dalle forze di sinistra, con lo scopo di chiedere le dimissioni di Macron e denunciare un presunto “colpo di stato” politico.
Ma se per la prefettura i numeri parlano di 26.000 partecipanti, Mathilde Panot, capo del gruppo parlamentare di France Unbowed (LFI), ha scritto sul suo profilo X che sarebbero stati ben 160.000 i manifestanti solo a Parigi, e 300.000 in tutta la Francia. Numeri decisamente più ampi, ma d’altronde, nella politica delle piazze, chi conta meglio?
In tutta la nazione erano previsti circa 150 eventi di protesta, con città come Nantes, Nizza, Marsiglia e Rennes che hanno visto la partecipazione di migliaia di persone. Non è stata solo Parigi a gridare contro Macron, insomma, ma un’intera nazione in fermento, con la folla decisa a esprimere il proprio dissenso. E il motivo? Secondo i manifestanti, Macron avrebbe violato i principi della democrazia, non avendo nominato come primo ministro Lucie Castets, proposta dal partito di sinistra Nuovo Fronte Popolare (NFP), dopo le elezioni parlamentari anticipate. Al suo posto, il presidente ha scelto Michel Barnier, membro del partito repubblicano di centro-destra. Una mossa che molti ritengono potenzialmente pericolosa, poiché si teme che possa dare più potere al controverso partito di destra, il Raggruppamento Nazionale (RN), guidato da Marine Le Pen.
In questo scenario di tensioni politiche, Jean-Luc Melenchon, fondatore del partito di sinistra France Unbowed, ha preso la parola per denunciare l’avvento di quella che ha definito la “destra del più forte” in Francia. Con un linguaggio deciso, Melenchon ha invitato i suoi sostenitori a prepararsi a una “lotta a lungo termine” contro la politica di Macron. Secondo lui, non ci saranno soluzioni immediate e la resistenza dovrà essere continua, insistente e organizzata.
Le tensioni tra le forze di sinistra e il governo Macron non sono nuove, ma questo nuovo capitolo sembra portare a un’ulteriore escalation. I manifestanti, con cartelli e slogan, hanno accusato il presidente di tradire i valori democratici, appellandosi al concetto di sovranità popolare e condannando le sue decisioni come autoritarie. Da parte sua, Macron ha mantenuto una linea di fermezza, senza mostrare segni di cedimento davanti alle richieste di dimissioni.
La Francia, dunque, si trova di fronte a un futuro politico sempre più incerto, con una sinistra che affila le armi per una battaglia che si prospetta lunga e difficile. La piazza continua a essere il teatro privilegiato della contestazione, ma solo il tempo dirà se questa “lotta a lungo termine” porterà ai risultati sperati.
Conclusione? Per ora, tra conti sulle presenze e accuse di colpi di stato, una cosa è chiara: l’autunno politico in Francia sarà decisamente caldo.